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MEDITAZIONI PER CONSACRATE SECOLARI
SAC. GIACOMO ALBERIONE
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OPERA OMNIA

A cura del Sac. Gabriele Amorth, ssp - Ed.Paoline

Sigla per le citazioni: MCS seguita dal numero di pagina) 1976 by Casa Generalizia della Pia Società San Paolo

00145 Roma (Italia), Via Alessandro Severo, 58

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PRESENTAZIONE

Don Alberione è stato un instancabile predicatore, con l'ampio uditorio che gli veniva offerto dalle sue nove fondazioni, che costituiscono la Famiglia Paolina. Pubblichiamo 71 meditazioni tenute ai membri dell’istituto Maria SS. Annunziata, scelte tra le 86 che conserviamo nella registrazione diretta. Si tratta di meditazioni tenute in occasione di esercizi o di ritiri perciò non seguono un piano organico di argomenti, e abbiamo tenuto opportuno pubblicarle in ordine di data, anche perché questo metodo consente di seguire un certo sviluppo del suo pensiero, su alcuni argomenti. Certamente questa raccolta ha diverso valore per chi la legge. Per le Nunziatine ha un valore programmatico, fondamentale: contiene il carisma particolare che ha guidato don Alberione nella fondazione dell’istituto. Ma riteniamo che queste meditazioni siano utili a tutti particolarmente a coloro che vivono la consacrazione nel mondo. L'arco di tempo in cui i discorsi furono pronunciati è di dieci anni, dal 1958 al 1967, ossia da quando il Primo Maestro aveva 73 anni a quando ne aveva 83. Riteniamo utile ricordarlo perché anche questo fatto illumina sui pregi e sui limiti del contenuto. I temi delle meditazioni sono quelli su cui don Alberione ha insistito in tutta la sua vita: novissimi, voti, mezzi di grazia. L'esposizione risente dell’età, sia pure in un uomo infaticabile, proteso a spendere per il Signore tutte le sue forze. Qualche volta, ascoltando anche il dono della voce, si poteva ben dire di lui: « lo spirito è pronto, ma la carne è debole (Mt 26,4l).

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È doveroso un particolare ringraziamento a Sr. Felicina Luci, delle Figlie di S. Paolo, a cui si deve l'iniziativa delle registrazioni (diversamente queste meditazioni sarebbero andate perdute), il faticoso lavoro di trascriverle e ripulirle un pó, nella forma, per renderle adatte alla pubblicazione.

Don Gabriele Amorth

Meditazioni per consacrate secolari

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1.

ISTITUTI SECOLARI

Tutti noi siamo sulla terra perché abbiamo da guadagnare il Paradiso. Il Signore crea l'anima e la manda sulla terra per dargli prova di fede, di amore e di obbedienza, cioè perché si osservino i comandamenti. Ma il Signore non vuole tutti sulla stessa strada. Alcuni, e sono la maggioranza, sono Chiamati per una via ordinaria, che è la via della famiglia. Formandosi una famiglia devono impegnarsi a preparare delle anime per il cibo. Altri invece hanno una chiamata migliore: ad essere interamente di Dio senza intermezzi, direttamente di Dio in una vita più perfetta, come per voi. Vi è una vita più perfetta, che si vive in una comunità religiosa; e vi è una vita invece che si conduce nel mondo, ma anche quest'ultima è nello stato di perfezione, cioè di santificazione. Ed è quella che avete abbracciato voi. Se questa vita si conduce isolatamente, sotto la direzione di un buon sacerdote, e già un gran merito e così avete fatto finora Se invece questa vita si conduce in un Istituto approvato dalla Chiesa, in cui voi potete avere un indirizzo spirituale sempre costante e regolare, allora passate ad uno stato più perfetto. Avete tutto da guadagnare, perché gli impegni o voti, le promesse che avevate di essere totalmente di Dio, essendo riconosciuti dalla Chiesa hanno più merito. Molte persone appunto per questo fanno i voti di povertà, castità e obbedienza in questi Istituti Secolari. Ma oltre a questo, c'è l'apostolato. La vita vostra nel mondo per osservare i santi voti, per vivere consacrate a Dio, è una vita che richiede tanto lavoro spirituale, tanta pietà e tanta vigilanza per non cadere nelle

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tentazioni. Poi, unita a questa vita di santificazione che fate, se si accetta l'apostolato, il merito aumenta ancora, perché: « Chi avrà osservato i comandamenti, dice il Vangelo, e avrà insegnato a osservarli, sarà chiamato grande nel regno dei cieli - (Mt 5,19). Quindi mentre adesso avete camminato sempre in una vita di santificazione individuale, potrete entrare in una vita di santificazione sociale, perché in questi Istituti, dopo una certa prova, si possono fare dei voti che si chiamano semi-pubblici o sociali, approvati e guidati dalla Chiesa, dalla Santa Sede, cioè dalla Congregazioni dei Religiosi, a Roma. Quindi un primo merito è di entrare in questi Istituti. Un secondo è quello di impiegare la vostra vita nel fare del bene. Può essere un bene che si fa con la preghiera, cioè l'apostolato della preghiera; un bene che si fa col buon esempio; un bene che si fa con la vita di sofferenza e di pazienza unita alle sofferenze del Divin Salvatore Gesù che mori sulla Croce per le anime. E può essere, come avete fatto in gran parte voi, apostolato missionario nella parrocchia, nella fabbrica, nell’unico, nella società, in una scuola, per la gioventù o per i malati, oppure per l'Azione Cattolica, oppure per le opere di beneficenza. Gli apostolati sono innumerevoli, secondo che a ciascuna il Signore dà le grazie e secondo l'ambiente in cui ciascuna di voi può trovarsi. Una volta vi erano solamente i religiosi strettamente detti, gli Ordini di clausura in generale, per esempio i Benedettini, i Basiliani, gli Agostiniani, i Francescani, ecc. Dopo sono venuti gli Ordini o le Congregazioni che si dedicano anche all'apostolato. I primi si dedicavano soltanto a santificare se stessi. I secondi si dedicano anche agli altri, come per esempio, le Domenicane che fanno anche scuola, le Salesiane che hanno la cura della gioventù, le Paoline, le Pie Discepole, le quali fanno un vero apostolato a favore delle anime. Ma il Papa Pio XII ha voluto che quelle persone che vivono nel mondo santamente e che vogliono osservare di

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più povertà, castità, obbedienza, si organizzassero e avessero una guida sicura; che aumentassero quindi i loro meriti e nello stesso tempo nel loro ambiente facessero tutto il bene che è possibile. Cosi è nata questa forma di vita, quella che si chiama degli Istituti Secolari. Questo è il nome che ha dato Pio XII a queste associazioni. Perché? Perché vi sono tante persone che non potrebbero entrare negli Istituti totalmente religiosi, come sarebbero le Congregazioni religiose. Vi è un discreto numero di figliole che desiderano consacrarsi al Signore in una vita di maggior perfezione e dedicarsi nello stesso tempo ad un apostolato per la salvezza delle anime, ma non vogliono l'abito religioso; alcune altre hanno unici in società che non è conveniente, abbandonare. Vi sono, ad esempio, insegnanti di alto grado, come l'università, e vi sono delle persone che nella società fanno tanto del bene, e non conviene che lo lascino per entrare nell’istituto religioso. Vi sono persone che non possono vivere in comunità, perché non hanno salute adatta ad una vita pienamente comune, o vorrebbero un apostolato più moderno e corrispondente ai bisogni attuali. Oggi il bisogno attuale è tanta l'aiuto in parrocchia, il servizio della Diocesi, l’Azione Cattolica, la scuola. Queste persone vorrebbero una vita ben diretta, non l'incertezza spirituale di avere un po' un confessore, un po' un altro, un po' uno spirito e un po' un altro; vorrebbero avere una vita diretta nel senso di ricevere istruzioni ogni mese, di avere quanto è approvato dalla Santa Sede, cioè dal Papa, quindi di camminare sicure sapendo di essere in una vita di maggior merito. Questo rende tanta pace alle anime. Una vita ben diretta, ma anche libertà di iniziativa. Una può fare un bene, l’altra un altro. Vi sono persone che non possono più farsi suore perché hanno servito i genitori finché sono stati vecchi, finché il Signore li ha loro lasciati. Adesso per entrare in un Istituto religioso non possono perché è passata l'età. Vi sono persone che hanno ancora degli impegni di famiglia. Poi vorrebbero essere un po' agili nelle necessità

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nuove dei tempi pur sempre vivendo sotto l’ubbidienza, per guadagnare il merito di tale virtù. Vi sono persone in gran numero che vorrebbero santificarsi e salvare anime, aiutare anime. Queste non potevano entrare negli Istituti Religiosi, nelle Congregazioni Religiose con l'abito e vita comune, ed ecco che la Chiesa ha provveduto. Sì: state nel mondo e fatevi sante; date buon esempio, vivete la vostra vita pienamente cristiana, consacratevi a Dio e operate nell'apostolato che vi è possibile, che si presenta a voi La Chiesa con gli Istituti Secolari riceve tutte queste figliole, tutti questi figlioli sotto una sua guida particolare perché raggiungano la santità e perché operino nella società il maggior bene possibile. Ora anche tra queste persone che aderiscono agli Istituti Secolari può essere che qualcuna viva del tutto in comunità, perché non può stare in famiglia, oppure perché ha finito il suo dovere in famiglia, per esempio ha assistito la mamma fino all'ultimo. Ora il Signore l'ha presa in Paradiso, e allora? Allora molte vorrebbero entrare in questi Istituti, anche in una età più avanzata, 30, 35, 40 anni, secondo il bisogno. Questi Istituti sono organizzati. Parliamo solamente di quello che io propongo a voi, cioè dell’istituto Maria SS. Annunziata. La maggior parte dei membri vive nella propria famiglia, o anche da solo, ma sempre nel suo ambiente sociale, là dove il Signore l'ha messo. Soltanto, volendosi consacrare al Signore, tali persone s'impegnano ad osannare la povertà, la castità, l’obbedienza e poi a fare l'apostolato. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che il Signore ha delle anime a cui riserva grazie speciali. Ci vuole una luce celeste, la luce di Dio, per comprendere bene questo dono che il Signore offre anche a voi. Vedo che siete già abbastanza preparate, tuttavia occorre un aumento di luce, un aumento di grazia, un amore più intenso, più forte a Gesù, e un amore più vivo per le anime. Il Papa dice: «Il beniamissimo Signore, il quale senza accettazione di persone più e più volte invita i fedeli di ogni luogo a

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seguire e a praticare la perfezione, con ammirabile consiglio della Sua provvidenza, dispose che anche nel secolo, cioè nel mondo, pur depravato per tanti vizi, specialmente ai nostri giorni, fiorissero ed ancora fioriscano folte schiere di anime elette, le quali non solo brucino dal desiderio di santificarsi, ma, rimanendo nel mondo per speciale vocazione di Dio, possano trovare nuove ottime forme di associazioni perfettamente rispondenti alle necessità dei tempi, nelle quali possano condurre una vita particolarmente adatta all'acquisto della perfezione, e intanto lavorino per la salvezza delle anime » (Provida Mater). Tali forme sono gli Istituti Secolari in cui si vivono i consigli evangelici e si consacra la propria vita a fare del bene nel mondo. Quanti sono questi Istituti? Sono già molti nella Chiesa di Dio. e si può dire che hanno un secolo e mezzo di vita, anche un po' di più. I membri sono veri religiosi che hanno i loro uffici, vivono nella loro famiglia, vanno in fabbrica, insegnano nelle scuole- vi sono alcune consacrate a Dio negli Istituti Secolari che hanno avuto i voti come deputati; vi sono uomini che sono anche dei ministri. Accanto all’istituto maschile ci sono gli Istituti femminili. Sono già un buon numero. Queste persone però all’esterno non manifestano niente di particolare, sono vestite come le altre e secondo la condizione e l'ambiente sociale in cui vivono, il grado che hanno in società. Altra è il tenore di vita di una persona del popolo, altro quello di una che deve insegnare nella scuola ma in ogni modo si conserva una certa segretezza e l'abito secolare in qualche modo la tutela. Quali sono i caratteri di questi Istituti? Alla base c'è la consacrazione totale a Dio, cioè il donarsi a Dio, chiudersi una via che prima poteva essere aperta, di formare cioè una famiglia, e aprire l'altra, però totalmente a Dio. In secondo luogo le persone sono secolari. Supponiamo le condizioni della Polonia: le religiose sono perseguitate e sono private di parte dei loro beni. A questi Istituti

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non giungono le persecuzioni, perché non sono conosciute le persone che vi appartengono; e poi se volessero anche prendere i beni, questi non sono di un Istituto, ma sono di membri: infatti negli Istituti Secolari non si rinuncia ai beni propri. Inoltre l'apostolato che fanno nelle parrocchie, nel loro ambiente, è un apostolato capillare, cioè aderisce ai bisogni della società e a svolgerlo possono essere persone di molti Istituti. L’istituto più sviluppato ha membri non solo in Italia, in Spagna, ma nelle Americhe; e del resto anche L’istituto che vi propongo ha già delle persone ne che non sono dell’Italia, ma anche dell'estero: Francia, Portogallo, eccetera. Caratteristica di questi Istituti è anche la segretezza, come ho detto; non c'è bisogno di manifestarsi agli altri. Vi possono essere persone fra i membri che si conoscono tra di loro, ma non conviene, in generale, che questo sia noto agli altri. I vantaggi sono quelli di portare la vita di perfezione, di santità, non solo nei conventi, ma nelle case, negli uffici, nelle fabbriche, nelle famiglie, nelle scuole, cioè in tutti gli ambienti. La vita di perfezione e quella che ha insegnato Gesù nel Vangelo. Inoltre, anime che prima non potevano attendere alla maggior perfezione nella pratica dei tre voti, quello di castità, di obbedienza e di povertà, adesso hanno un loro modo di vivere che è confermato dalla Chiesa, che viene ben diretto, e in un Istituto bene organizzato. Poi vi sono Istituti, i quali hanno molte opere che non possono fare, perché la religiosa non può Andare dappertutto, il Sacerdote non può andare dappertutto; ecco allora che i membri di questi Istituti vengono in aiuto. Come potrebbe la suora con facilità guidare il cinema? Come potrebbe la suora oscurarsi di certe cose nelle fabbriche? Invece i membri di questi Istituti possono entrare e portarvi il bene che è necessario. Il volere espresso dalla Chiesa è che tutta la vita dei membri consacrati a Dio negli Istituti Secolari sia per l'apostolato.

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Dunque è proposto a voi un passaggio da una vita buona ad una vita migliore, e da una vita non sempre guidata dal medesimo spirito, nella medesima spiritualità, ad una vita regolare spirituale, in cui si ricevono istruzioni e si riceve guida. Poi, nello stesso tempo, bisogna abbracciare l'apostolato: prima quello che già fate e, se non avete ancora abbracciato un apostolato, vi verrà proposto singolarmente. Per questo c'è l'iscrizione, c'è un noviziato e poi c'è la Professione; tutto si può fare in famiglia, ma ricevendo le istruzioni mese per mese dalla direzione. Si farà, perché si possa decidere meglio, un triduo di esercizi spirituali, particolarmente a Torino, e credo che l'organizzeremo anche a Milano per maggior comodità di quelle che stanno iella Lombardia e nel Veneto. Poi ogni mese si riceve a casa la circolate che dà un indizio. Potete sempre scrivere alla direzione per sottoporre i problemi spirituali. Si arriverà a decidere se si intendono fare i voti dopo una lunga esperienza, perché ci sia tutta la libertà, la conoscenza delle cose, e perché si sappia bene quello che si abbraccia e quello che si lascia, quello che poi si avrà da praticate come apostolato. Solo dopo questa consapevolezza si fanno i voti. Entrando nell’istituto si esprime la volontà di conoscerlo per aderire, se piacerà. Dopo qualche anno si giunge alla entrata vera, la quale consiste nella Professione. Vi sono certamente delle difficoltà, quelle che riguardano a volte lo stato spirituale di un'anima; bisogna già amare il Signore, bisogna già vivere veramente la vita cristiana. Ci vuole come condizione l'osservanza dei comandamenti e che si voglia ancora aggiungere qualche cosa di più, Un giovane domandava a Gesù: «Che cosa devo fare per salvarmi? » E Gesù rispose: « Osserva i comandamenti».. E i comandamenti sapete quali sono, e Gesù li ricordò a quel giovane. Il giovane disse: « Ma questo l'ho sempre fatto»-. Allora Gesù guardò quel giovane con amore e gli disse: « Se vuoi essere perfetto lascia tutto...» (Mt 19,16 e ss.). Questo e un invito a vivere

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in castità, povertà, obbedienza. Il Signore allora chiama ad uno stato di maggior perfezione, ma bisogna sentire questo desiderio di santificarsi di più, di vivere una vita spirituale regolata e sentire tanto amore per le anime da volersi dedicare alla loro salvezza. Adesso, siccome ognuna di voi può avere delle cose da domandare, ho detto a due suore che intervenissero perché più facilmente chiediate spiegazioni a loro. Del resto chi vuole può chiedete spiegazioni sia a don Stella, che è molto addentro alle cose, sia a me. Cercherò di rispondere alle vostre domande che potete rivolgermi tanto a voce come per iscritto. L'opuscolo che vi do porta alla fine l'indirizzo per rivolgersi a Roma, per lettera, quando e come credete. Poi nel pomeriggio, dopo che avrete parlato un po' fra di voi e capito meglio la cosa, faremo ancora un'adunanza, poi ci sarà la benedizione di Gesù Sacramentato e ritornerete nelle vostre case. Se intendete conoscere di più L’istituto e fare un triduo di ritiro spirituale potete prenotarvi, così manderemo il programma.

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APOSTOLATO E VOTI

Il Signore vi ha già concesso una grande grazia nel darvi quella luce per cui siete arrivate a questa vita di pietà e di apostolato che state compiendo. Entrando però nell’istituto Maria SS. Annunziata, si ha un vantaggio superiore, e cioè quello di appartenere a un Istituto approvato dalla Chiesa, di avere una direzione spirituale regolata e nello stesso tempo di rendere più efficace il vostro apostolato, in quanto vi è l'unione. Le condizioni che si richiedono sono due: 1) un grande amore al Signore, che si coltiva, si accende per mezzo della preghiera, delle comunioni, delle confessioni, delle messe e delle adorazioni al SS. Sacramento; 2) amore alla Chiesa volendo, nel modo e nel luogo dove si è, portare alle anime tutto quell'aiuto che ci è possibile. Alle volte il bene si fa verso i piccoli, alle volte verso i grandi, alle volte verso un ceto di persone, per esempio operando tra le persone di servizio. Questa unione si sta formando e un bel gruppo è già costituito nella regione delle Marche. Si può operare, ad esempio, nella parrocchia facendo il catechismo, impegnandosi nell'Azione Cattolica, contribuendo a tenera pulita la chiesa, facendo cioè tutto quello che è possibile nella condizione della donna e nella condizione di un'anima consacrata a Dio. Si usa molto in Germania, nelle parrocchie, che il Parroco abbia come una segretaria che compie tanti uffici che altrimenti dovrebbe compiere lui. Uffici come l'archivio, o il canto sacro, o i catechismi, eccetera. Diversamente il Parroco dovrebbe

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aver un altro Sacerdote, che si fatica a trovare. Questo uso sta già allargandosi anche in altre nazioni. Vi può essere un altro apostolato, quello delle anime vittime che si offrono per i peccatori; si offrono, per esempio, per il Papa, affinché la sua parola sia ascoltata. Vi sono anime che si consacrammo e offrono tutta la loro vita per le Missioni, alle volte anche col lavoro, oppure con le loro intenzioni, con le loro preghiere, e anche con quelle offerte che sono loro possibili. Questo è organizzato abbastanza bene ugualmente nelle Marche. Altre persone poi organizzano l'adorazione al SS. Sacramento. Altre ancora si dedichino a formare le catechiste per le Parrocchie, e anche esse stesse si applicano all'insegnamento del catechismo. Vi sono persone poi che curano le vocazioni, cercando di indirizzare agli Istituti religiosi o a1 Seminario giovani che mostrano inclinazione al sacerdozio. Altre aiutano i chierici o i ragazzi poveri che vogliono tendere al sacerdozio. Vi sono persone che si adoperano in altre maniere. C’è un Istituto di signorine le quali, durante le vacanze, tengono nelle loro case i ragazzi che mostrano qualche tendenza allo stato sacerdotale o alla vita religiosa; fanno loro le istruzioni e li fanno pregare per aiutarli a capire se hanno davvero vocazione. Questo stesso Istituto, poi, ogni anno organizza corsi di esercizi per Sacerdoti, naturalmente invitando predicatori che operano secondo la loro missione, nello spirito del loro Istituto. Così il bene si può moltiplicare all'infinito. A Parigi vi sono persone che si dedicano alla propaganda del Vangelo. Nella stessa città vi sono gruppi di signore, le quali, siccome le parrocchie sono molto grandi e il Parroco non arriva a tutto, e tante volte non viene neppure a conoscere i malati, poiché sono parrocchie di trentamila, quarantamila, fino a cinquantamila abitanti, tali persone cercano di sapere quali sono i malati della Parrocchia e li avvicinano. Se è necessario fanno dei servizi anche corporali, ma

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più di tutto li preparano ai Sacramenti e invitano il Parroco. Eventualmente non volessero accogliere il Sacerdote, queste persone cercano almeno di far fare loro qualche atto di dolore perché possano morite nell'amicizia di Dio. Vi sono quindi molti Istituti con tante forme, con tante tendenze e tanti apostolati. Ognuna nel nostro Istituto può fare l'apostolato che già :ha; e se non l'ha ancora, L’istituto darà un suo apostolato, che sarà particolarmente impegnato per il cinema, per la stampa buona. Una persona per esempio potrà tenere la biblioteca popolare a nome del Parroco; un'altra ogni anno raccoglierà tutti gli abbonamenti ai periodici sani, ai giornali cattolici e cercherà di allontanate le persone dalle letture cattive. Poi vi sono persone che fanno la statistica della Parrocchia visitando le famiglie: e attraverso queste vengono a conoscenza dei fanciulli e delle fanciulle obbligati a intervenire al catechismo. Se il Parroco dice che frequentano o hanno frequentato, bene; altrimenti vanno a casa, li invitano, insistono con i genitori onde si preparino alla Prima Comunione, alla Cresima e poi continuino nell'istruzione religiosa Vi è un'iniziativa nelle Puglie per organizzare alcune giovani, le quali tengono un laboratorio per lavorare gli arredi sacri: piante, camici, eccetera. Questi arredi sacri possono essere destinati alle chiese povere dell’Italia, oppure possono essere destinati alle Missioni, secondo i casi. In sostanza il numero degli apostolati che si aprono alla nostra considerazione è immenso. Allora per quanto sembri di far poco, si fa sempre molto, perché c'è l'esempio buono. Quella persona che è sempre retta, che parla sempre bene, che compie il suo dovere con coscienza, di quanto buon esempio è Magari, qualche volta, per leggerezza gli altri la derideranno anche; ma in cuore, in fondo in fondo, sentono che è una persona migliore di lode, una persona retta e ne hanno una impressione buona. Presto o tardi quella buona impressione produrrà forse un atto di pentimento, forse un nuovo orientamento della vita.

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Quindi, il fine speciale è servire la Chiesa dando all’umanità Gesù Cristo Maestro Via Verità e vita e diffondendo il pensiero cristiano e tutto quello che può contribuire alla salvezza delle anime. Vi sono delle persone che hanno da santificare la propria famiglia soltanto. Conosco una famiglia in cui ci sono 13 figli; questa famiglia si può dire che deve tutto alla sorella maggiore. Quei 13 figli si sono formati bene, ma l'esempio, l’aiuto, le correzioni e l'istruzione religiosa l'hanno avuta tutti da una sorella maggiore. Un'altra famiglia di 9 figli i quali avevano perso i genitori, molto presto, tra questi figli diversi erano anche piccoli, sono stati tutti educati pure dalla sorella maggiore, la quale non solamente ha avuto cura che avessero il necessario alla vita, ma ancora che si formassero bene alla vita cristiana. Due di quei figli sono diventati uno Sacerdote e l'altro missionario. Nell’istituto c'è una specie di vita comune, ancorché ognuno stia a casa propria. In che cosa consiste? Ogni anno tutte passeranno nell’istituto qualche giorno. Qui si dice "almeno un mese", ma può essere anche soltanto 5 giorni, 3 giorni per gli esercizi. Un altro modo di stare unite è il medesimo libro di pratiche di pietà che vi sarà dato o mandato a casa. « Accetteranno in obbedienza l'ufficio loro assegnato», e cioè se si vive in comune viene dato qualche cosa da fare; se si vive in casa, invece, si approverà quello che ognuna deve fare in casa e si darà a questo lavoro la benedizione perché sia compiuto bene, in spirito di amor di Dio e produce i frutti di santità e di merito. Dopo, per quelle che vivranno nell’istituto, presto o tardi vi sarà naturalmente una vita più comune. « In tutto, però, sia nel vestito sia nell'abitazione si conformano a modestia e decoro ». Quindi i vestiti, come ho detto stamattina, siano secondo il ceto sociale a cui ognuna appartiene. Qui si dice « Si accettano fino a 35 anni le aspiranti,

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fino ai 40 e anche più a giudizio tuttavia delle superiore», perché alle volte ci sono ragioni speciali. Come si osserveranno poi i santi voti? Quanto alla povertà i membri dell’istituto continuano a ritenere i beni che hanno; devono procurare di amministrarli saggiamente, santamente; devono pensare anche al loto futuro, perché bisogna pure ricordarsi che si può diventare malati e si potrà diventare vecchi, come si augura. Riguardo a questo ogni persona ha dei casi particolari. L’Istinto non vuole che i membri, quando saranno in età avanzata, dopo aver fatto tanto bene si trovino male, o in casa, o fuori casa. L’istituto dà degli indirizzi, spiega i mezzi da usarsi, e poi se ci sarà bisogno provvederà in qualche maniera, come si potrà, secondo le condizioni di ognuna. Potrete parlare a chi guida L’istituto, durante gli esercizi e si vedrà di sistemare le cose in maniera che sia assicurata anche una vecchiaia serena e un passaggio all'eternità nella pietà e nella pace, e che anche dopo la morte ci siano le preghiere di suffragio. L’istituto si impegna ad assicurare preghiere e suffragi per tutti i membri che passeranno all'eternità. La misura di questi suffragi dipende da varie cose, ma quando se ne parlerà nel corso degli esercizi, si prenderà nota di quello che conviene e di quello che si deve fare per una persona o per un'altra, secondo le varie circostanze. Tuttavia per la povertà ricordiamoci della povertà di Gesù nel presepio, della povertà di Gesù morto in croce, privo anche dei suoi abiti e abbeverato di fiele e mirra. Lo spirito di carità per chi possiede, suggerirà qualche cosa in più, e per chi non possiede, sarà una grande carità pregare per i moribondi, per la Chiesa, per le anime del purgatorio e poi por tutti quelli che si dedicano a qualche apostolato. Quanto al voto di obbedienza negli esercizi si parla di quello che deve fate ciascuna. Chi tiene gli esercizi benedice il lavoro di ognuno, il quale se viene fatto secondo la volontà di Dio, acquista doppio merito, proprio in quanto

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membro dell’istituto. tutto quello che si farà dopo nello spirito di obbedienza, sia nel conservare la castità, sia nell'esercizio di povertà, sia nella pratica di altre virtù, tutto avrà il frutto del merito raddoppiato. Quanto alla castità ognuno sa che la castità si osserva quando vi sono due condizioni: « Vigilate et orate ». "Vigilate", cioè fuggire le occasioni, mortificarsi, e "orate", perché nessuno può assicurare la pratica, l'esercizio di questa virtù senza che abbia una grazia speciale dal Signore. Il Papa nel parlare alle giovani di Azione Cattolica nella celebrazione del loro quarantennio, ha detto: « Tra di voi vi saranno delle vergini ». La Chiesa vede tanti figli che camminano Per vie storte, per le vie del peccato ma vede anche tanti gigli. La grazia di Dio fa sorgere qua e là delle anime così belle, così care a Dio che, possiamo dire, placano la giustizia di Dio per tante bestemmie, per tanto male che si fa nel mondo. I1 Cuore di Gesù è consolato da queste anime belle, le quali amano Gesù, particolarmente sentono l'amore di Gesù dopo la Comunione, l’amano anche per quelli che non l'amano. Consolano Gesù e consolano la Chiesa. Sono contento e vi ringrazio di essere intervenute. Adesso riceviamo la benedizione: sulle vostre anime, sui vostri propositi, sopra le vostre famiglie, sopra il vostro apostolato, affinché siate perseveranti nel bene. In punto di morte sarete ben contente di aver realizzato la vostra consacrazione a Dio in questo Istituto e di aver compiuto il vostro apostolato.

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TRIPLICE ORDINE DI MERITI

Voi avete seguito bene l'invito di Gesù, quello stesso invito che Gesù aveva fatto ai suoi discepoli dopo che avevano lavorato nelle varie missioni a cui erano stati destinati. Ritornando da lui, Gesù disse loro: « Venite in desertum locum et requiescite pusillum », cioè: adesso che avete così bene esercitato lo zelo in varie opere, venite in luogo solitario e un poco riposate il vostro spirito. Alcuni, dopo le fatiche, riposano solo il corpo e si danno ai divertimenti, oppure ad altri sollievi. Voi invece date il primo riposo allo spirito, all'anima, unendovi a Gesù più strettamente, perché in Gesù vi è il riposo, vi è la pace. Gesù invita: « Pacem meam do vobis » (Gv 14,27): vi do la mia pace, non nel modo con cui il mondo dà la pace, la gioia, ma un'altra pace, un'altra gioia, e cioè quella dello spirito. Sentirsi uniti con Gesù è grande consolazione, grande gioia. Adesso invochiamo la particolare assistenza di Maria SS. Assunta, perché in questi giorni la luce di Dio sia più abbondante, la grazia di Dio inondi maggiormente i nostri cuori, affinché possiamo prendere risoluzioni sante, e possiamo progredire nella virtù, nella santità, nell'acquisto dei meriti. Maria fu assunta in cielo in corpo e anima. Perché Maria ebbe questo privilegio? Tutti i santi canonizzati sono in Paradiso, ma con l'anima. Solo Maria è già in Paradiso anche con il corpo, solo Maria ebbe questo privilegio perché è stata la più santa e lassù ha il premio proporzionato alle sue sofferenze, alle sue virtù, ai suoi

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meriti. Ciò vuol dire che anche in Paradiso vi è diversità. Vi sono vari gradi di gloria e vi sono mansioni diverse, posti diversi: « Unusquisque mercedem accipiet secundum suum laborem » (1 Cor 3,8): ciascuno riceverà il premio secondo il bene che avrà fatto sulla terra, secondo quanto avrà lavorato per la sua anima. Questa mattina si è considerato che la vita è ordinata all'eternità, che sulla terra dobbiamo conoscere, amare, servire Dio perché questo è il fine per cui Dio ci ha creati. Siamo stati creati per conoscere e amare Dio ma anche per arrivare al cielo e godere eternamente la visione di Dio. Quindi conoscere, amare, servire il Signore perché vogliamo conquistare il Paradiso con questo. La terra è una prova, la vita presente è una prova. Chi la spende bene si salva, chi la spende male si perde, se non si rimette sulla buona strada con una buona confessione, con la penitenza e con la conversione vera. Dunque noi cerchiamo di conoscere amare, servire Dio per andare in cielo; siccome conosciamo Dio per la fede, là ci sarà la visione di Lui, e siccome serviamo Dio là Lo possederemo, siccome amiamo Dio là si godrà l'unione con Lui, quindi l'eterno gaudio, quello stesso gaudio, quella stessa felicità che ha Iddio e che a noi sarà concessa, secondo i meriti di ognuno. Vi è grande differenza tra anima e anima, anche tra le anime buone. Parlando però in generale vi sono tre mezzi che possono farci arrivare al cielo più sicuramente e farci conseguire lassù una gloria maggiore. Voi potete guadagnare: 1) i meriti della vita cristiana, 2) i meriti della consacrazione, 3) i meriti dell'apostolato. Pensiamo bene che il Signore proporziona il premio ai meriti e alla vita che si è fatta sulla terra. Consideriamo prima i meriti della vita cristiana. Questi consistono nell'osservare i comandamenti e nel vivere secondo la fede, credendo alle verità rivelate, sperando il Paradiso e amando il Signore. Questo si richiede per

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tutti. Perciò i cristiani devono avere la fede, devono avere la speranza, devono lavorare per il cielo e devono amare il Signore e unirsi a Lui. Evitare il peccato e amare Dio, questo è necessario e sufficiente perché i cristiani arrivino al cielo. Bisogna che tutti vivano così: abbiano la fede e osservino i comandamenti, amino il Signore e siano uniti a Lui per mezzo della grazia, per mezzo dell'amore. E chi avrà fatto bene così, arrivato al giorno del giudizio sentirà l'invito di Gesù: « Vieni servo buono e fedele entra nel gaudio del tuo Signore » (Mt 25,23). Egli conseguirà il premio eterno. Questo dunque è ciò che si richiede e ciò che è assolutamente necessario per salvarsi: credere alle verità rivelate, osservare i comandamenti e vivere in grazia di Dio, cioè amare il Signore, vivere uniti a Lui. Possono esserci vari gradi nel vivere la vita per noi. Vi sono i cristiani che hanno più fede e quelli che ne hanno poca. Vi sono cristiani che osservano i comandamenti un po' sì e un po' no; poi si pentono, si rimettono sulla buona strada, e poi ricascano, e infine magari riusciranno a riconciliarsi con Dio e a morire nella sua grazia. Vi sono quelli che progrediscono nell'amore di Dio e progrediscono tanto. Vi son quelli che fanno una comunione all'anno. Poco! E vi sono anime che fanno la comunione tutti i giorni, si confessano, vivono uniti a Dio, vogliono stabilire il loro cuore in Dio e lo amano. E questi cristiani possono trovarsi nella via semplice, la più comune, cioè la via del matrimonio; oppure sono persone che non hanno preso la via del matrimonio perché il Signore nei suoi disegni le ha chiamate a vivere in un'altra strada, quella di servire il Signore anche solo nel mondo. In ogni modo chi ha fede osserva i comandamenti e vive in grazia di Dio, arriva alla salvezza, alla beatitudine eterna: « Entra nel gaudio del tuo Signore » (Mt 25,23). Questa è la prima categoria di anime--parliamo in generale--di quelle cioè che hanno il lume della fede,

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conoscono Gesù Cristo e intendono salvarsi. Ma sopra queste vi è un'altra categoria di anime, quelle che vogliono ciò che è più perfetto, che vogliono osservare non solo i comandamenti, ma i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Chi fa il voto di osannare questi consigli evangelici si consacra del tutto a Dio, anima e corpo. Consideriamo bene questa realtà. I1 Signore Gesù aveva predicato sulla indissolubilità del matrimonio e i discepoli fecero un'obiezione: « Se tale è la condizione dell'uomo riguardo la moglie, non merita sposarsi ». E Gesù rispose: « Non tutti capiscono questa parola, ma soltanto quelli a cui è stato concesso » (Mt 19,10-11), cioè lo capiscono quelli che si consacrano a Dio nella castità perfetta e offrono al Signore tutto il corpo, per essere interamente di Dio: consacrazione del corpo, dello spirito, della fantasia, dell'intimo al Signore. San Paolo dice: « La donna non maritata e la vergine si danno pensiero delle cose del Signore, per essere sante di corpo e di spirito: la maritata invece si preoccupa delle cose del mondo e come possa piacere al marito » (1 Cor 7,34). E questo perché gli sposi possano vivere una vita tranquilla nell'amore vicendevole. Ciò è grande virtù, ma è anche grande tribolazione. E perché il loro cuore è diviso tra l'amore per la persona con cui sono uniti e l'amore per Dio che devono amare. « Et divisus est » (1 Cor 7,33): è diviso, dice ancora san Paolo. Invece coloro che si consacrano a Dio nella castità perpetua, hanno solo il cuore per Dio, dato tutto a Dio. Ma non devono anche aiutare la famiglia alle volte? Non devono soccorrere la mamma magari? Certo! Ma tutto fanno per amore di Dio e lo fanno anche più perfettamente, perché sovente quelle che sono sposate abbandonano anche il padre e la madre nelle difficoltà, magari nella miseria, nella loro sofferenza, invece chi è consacrata a Dio, per amore di Dio assiste, aiuta, consola. Gesù ci ha poi insegnato il voto di obbedienza. Egli dice: « Io faccio solo e sempre quello che piace al Padre

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mio» (Gv 8,29). Cioè, secondo un'interpretazione un po' larga, io faccio sempre quello che piace a Dio. Ora chi consacra a Dio se stesso gli consacra la volontà, vuole solo fare del bene, il maggior bene, vivendo anche nello spirito di povertà e nello spirito di obbedienza, di sottomissione. E chi fa sempre l'obbedienza nella vita, è sicurissimo di salvarsi, anche se avesse delle pene interne, se ha sempre ancora dei rimorsi per i suoi peccati; se fa obbedienza al confessore e sta tranquillo, si salva sicuro, ancorché avesse dimenticato qualche cosa o qualche cosa non l'avesse confessata bene. Chi è obbediente non si perde mai. Gesù poi ci ha ancora insegnato lo spirito di povertà. « Beati i poveri » (Mt 5 3). Ha invitato i poveri a sé, non solo, ma ha insegnato agii apostoli a vivere in povertà e andare a compiere il loro ministero senza borsa, né bisaccia, né calzari: « nolite portare sacculum, neque peram, neque calceamenta » (Lc 10,4). E ciò vuol dire: nella povertà, col cuore distaccato. Bisogna pensare sì alla vita presente, ma col cuore distaccato dalle cose; certamente bisogna provvedere per la vita presente, ma non con affanno e sempre col cuore distaccato. Gesù è nato nel presepio poverissimo ed è morto sulla croce coperto solo da un velo, e fu sepolto in un sepolcro che gli fu imprestato. Chi ama Gesù vuole imitarlo più da vicino. Gesù inoltre ha insegnato a noi che questa vita di consacrazione è più perfetta. Ecco, venne da Gesù un giovane, il quale era ammirato della predicazione del Maestro Divino. Gli disse: « Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna? E Gesù rispose: Osserva i comandamenti. --E quali? gli domandò. E Gesù rispose: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso.--E il giovane gli disse: Tutto questo l'ho osservato, che altro mi manca? » (Mt 19,16-20). Allora Gesù capì che questo giovane voleva fare qualche cosa di più, voleva assicurarsi la salvezza eterna e assicurarsela abbondantemente. Gesù lo guardò con amore. Quando

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un'anima che già osserva i comandamenti, vuole ancora seguire i consigli di Gesù, è amata, è favorita di tante grazie, di luce interiore. Quell'anima è attratta da Gesù. « Nemo potest venire ad me nisi Pater traxerit eum » (Gv 6,44): nessuno può venire a me se il Padre non lo attira. La grazia del Padre attira queste anime a Gesù, e Gesù attira queste anime a sé. « Se vuoi dunque--disse Gesù a quel giovane--essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19,21). Gesù insegnava qui tre cose: la povertà; poi, "vieni" cioè lascia la famiglia, non prendere la via della famiglia, non sposarti, e "seguimi", cioè obbedisci. Ecco, « Se vuoi essere perfetto »: questa è la vita di perfezione. Con questa vita di perfezione il premio in cielo sarà molto più grande, perché queste anime hanno amato solo Gesù, si sono attaccate solo a Lui, non ai beni della terra, non a una persona e non alla propria volontà, ma solo a Gesù; e allora Gesù le chiamerà più vicine a sé in Paradiso, avranno una visione più profonda di Dio, un possesso di Dio più completo e un gaudio maggiore in Dio, perché si son date interamente a Lui. Noi cosa facciamo sulla terra? Diamo a Dio quello che abbiamo ricevuto. Quanto meglio diamo a Dio quello che abbiamo ricevuto, tanto più è grande il merito. Se abbiamo ricevuto la salute, darla a Dio, spenderla nel bene, nelle cose che dobbiamo fare giorno per giorno; se abbiamo ricevuto intelligenza, usarla per conoscere meglio Dio, eccetera. La consacrazione vuol dire donarsi totalmente a Dio, e allora Dio corrisponde con grazie più abbondanti sulla terra e con un premio più grande in Paradiso. Vi sono persone che stanno nel mondo e sono consacrate a Dio e vi sono altre persone che non stanno nel mondo e sono consacrate a Dio nei conventi. È possibile l'una e l'altra cosa. Poi vi è un terzo ordine di meriti che si può guadagnare sulla terra. Quando un'anima si consacra a Dio, decide di

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amare il Signore con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, con tutta la volontà. Ma vi sono le persone le quali capiscono alla perfezione il secondo comandamento: « Amerai il prossimo tuo come te stesso ». Portare invidia, portare odio è peccato, vendicarsi è peccato, pensare il male, interpretare male è peccato, far dei dispetti è peccato. Tutti i cristiani devono amare il prossimo, ma c'è anche lì grado e grado. Chi ama il prossimo, per esempio, saluta, dà i segni di rispetto, oppure almeno non fa del male. Ma vi sono persone che consacrano le loro forze a un amore più grande del prossimo e sono quelle anime che fanno l'apostolato. È questo il terzo ordine di meriti. Quindi: meriti della vita cristiana, meriti della consacrazione a Dio, meriti dell'apostolato. L'apostolato è il fiore della carità e dell'amore verso il prossimo. Tutti devono amare il prossimo nella misura che è comandata sotto pena di peccato, ma chi fa l'apostolato lo ama anche oltre questa misura, e cioè si mette ancora a servizio delle anime per aiutarle. Istruisce gli altri, supponiamo, attraverso il catechismo, aiuta le anime, serve i malati, li va a visitare, o indirizza bene la gioventù, l'assiste nell'Azione Cattolica, oppure serve gli infelici, gli orfani, i vecchi, oppure fa il servizio sociale, oppure adopera i suoi beni per fare carità abbondante oltre quella che è comandata, aiutando le missioni, l'Università Cattolica, eccetera. Le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituale, se si fanno in una misura più perfetta, divengono apostolato. Queste anime, dunque, che si dedicano ancora all'apostolato, già sono consacrate a Dio, ma hanno sotto di sé e attorno a sé come una famiglia di anime, ad esempio tutti i bambini che istruiscono nel catechismo, tutti i malati che servono, gli operai e i bisognosi che assistono, le Missioni che aiutano, le opere di carità e di culto. Due coniugi di Roma tanti secoli fa, non avendo figli ed essendo molto vecchi pregavano il Signore; e il Signore disse loro: « In quel luogo dove è caduta la neve fatemi una

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bella chiesa dedicata a Maria ». E allora impiegarono le loro sostanze per costruire la chiesa. Vi sono contadini che raccolgono dal loro campo, supponiamo, dieci quintali per ettaro, e vi sono contadini che ne raccolgono trenta venti dal medesimo campo, perché ben coltivato, ben concimato. Così vi sono persone che nella vita raccolgono i meriti del cristiano, altre che raccolgono i meriti del consacrato a Dio e altre che raccolgono i meriti dell'apostolato. In questi giorni è bene che pensiate che cosa vuole da voi il Signore, che cosa vi fa sentire nell'anima, nel cuore. Pensare serenamente, senza agitazione. « Signore, che cosa vuoi da me? Che cosa ti piace, o Signore? ». Quando Gesù diceva che al giorno del giudizio avrebbe usato queste parole: « Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero ignudo e mi avete vestito infermo e mi avete visitato, in carcere e mi avete consolato», eccetera, i giusti domanderanno: « Ma quando, o Signore, ti abbiamo visto in queste necessità e ti abbiamo soccorso? ». E il Giudice risponderà: « Ogni volta che l'avete fatto a uno dei miei fratelli, anche il minimo, l’avete fatto a me » (Cfr. Mt 25,34-40). Il premio dell'apostolato! Per tutto l'amore che vi porta Gesù, pensate a quale grado di gloria volete arrivare; per tutte le grazie grandi che vi ha fatto Gesù nella vita, dal battesimo a oggi, per tutti i sacrifici che fate in questi giorni per partecipare a questa nuova grazia che sono gli esercizi, riflettete. La vita passa; come vorremmo trovarci? Quando ci presenteremo al Signore per essere giudicati e per ricevere il premio del lavoro compiuto vorremmo ricevere il premio della vita del cristiano che ha ben vissuto, che ha osservato i comandamenti, o vorremmo ricevere il premio di colui che si è consacrato a Dio facendo i voti seguendo i consigli, o il premio ancora di colui che si è dedicato alla salvezza e all'aiuto delle anime mediante l'apostolato? Ecco ciò su cui dovete riflettere. Ciascuna deve parlare da sé con Gesù. Noi dobbiamo trattare gli

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affari della nostra anima tra noi e Gesù, in silenziosità, per poter sentire le ispirazioni di Dio. Dio aspetta che noi facciamo silenzio per parlare Lui; se parliamo già noi, egli è ben educato e non si mette in mezzo a disturbarci; ma se noi facciamo silenzio per sentire Lui, egli parlerà. Poi naturalmente i pensieri, le risoluzioni, è bene che si dicano al rappresentante di Dio; non solo le risoluzioni, ma anche quello che potrebbe essere di dubbio, di incertezza, per avere consiglio; anche perché se si parte con la decisione del sacerdote confessore, del direttore spirituale, si opera poi sempre in obbedienza in quella via che s'intraprende e allora tutto aumenta il merito. Se sapessimo quanto merito in più si ha a fare il bene in obbedienza e non a fare il bene di nostra iniziativa, di nostra testa! Allora cercheremmo di essere sempre aperti e di domandare sempre i consigli necessari, onde tutta la vita sia spesa per Dio. « Signore--allora si dice quando si arriva davanti al Giudice--io ho solo fatto quello che mi hanno detto i tuoi ministri, che parlavano a nome tuo. Se mi abbiano consigliato bene o male, non spetta a me giudicarlo, io so solamente che ho obbedito. E allora, « vir oboediens loquetur victoriam » (Prov 21,28): una grande vittoria, un premio grande in cielo.

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LA CONSACRAZIONE NEGLI ISTITUTI SECOLARI

Questa mattina abbiamo parlato dei tre gradi che si devono considerare riguardo alla nostra eternità, e cioè dei meriti che si possono acquistare nella vita del semplice cristiano, dei meriti che si possono acquistare in soprappiù nella piena consacrazione dei santi voti e dei meriti che si possono acquistare nell'esercizio della carità verso il prossimo in modo perfetto. Tutti devono amare il prossimo, ma chi arriva all'apostolato ama il prossimo in grado perfetto. Perciò ecco i meriti della vita cristiana, i meriti della piena consacrazione a Dio nell'esercizio dei santi voti e i meriti dell'apostolato. Quanto è stato buono con voi il Signore a guidarvi su questa strada! Non c'è da fare altro, dopo, che camminare su di essa. Non vi è, diciamo così, niente di meglio, non potete pensare ad altro, ad altra spiritualità, o ad altri modi di arricchirvi di meriti, all'infuori del compiere bene quello che incontrate ogni giorno nella vita. Meriti come buoni cristiani, meriti come anime consacrate a Dio, e meriti come apostoli in mezzo alla società. Riguardo alle anime consacrate a Dio vi sono due categorie da ricordare e si potrebbe dire anche tre. La prima categoria comprende tanto le suore di clausura, come le suore che vivono la vita comune, ma non in clausura. Questa categoria vive nei conventi, porta un abito particolare, pratica la vita di comunità, e nello stesso tempo è governata dalla Santa Sede e deve praticare quelle regole e costituzioni che ha ricevuto dalla Santa Sede stessa. Ma vi è un altro genere di anime, le quali vivono nel

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mondo, consacrate a Dio, senza abito comune, senza vita comune e compiono un apostolato in mezzo alla società. Queste anime sono quelle che appartengono agli Istituti Secolari. I1 Papa, vedendo quanto siano numerose queste anime assetate di santità e desiderose di aiutare il prossimo a conseguire la salvezza, ha costituito questa nuova categoria di associazioni che prende il nome di Istituti Secolari. In questi si possono raggiungere le tre specie di meriti: di vita cristiana buona, di vita consacrata a Dio nell'esercizio dei santi voti e di vita di apostolato. E questo pur restando in mezzo al mondo, restando anche nelle famiglie e compiendo quel bene che i membri possono fare nel loro ambiente. Il Papa dice che essi vivono nel mondo e fanno l'apostolato nel mondo, pur non appartenendo al mondo; non sono del mondo, ma vivono nel mondo. Questi Istituti Secolari hanno delle caratteristiche. Prima di tutto, in generale, i membri non sono conosciuti nel loro ambiente di lavoro, di famiglia o in altro ambiente sociale. Che appartengano agli Istituti Secolari è bene che lo sappia soltanto chi è interessato a conoscerlo. Questi membri acquistano i meriti della vita consacrata a Dio, i loro voti sono semipubblici, sociali e riconosciuti dalla Chiesa. Sono guidati dalla Chiesa, perché la Congregazione dei Religiosi, che guida le persone di vita contemplativa e gli Istituti Religiosi, è la medesima autorità che guida anche gli Istituti Secolari. Quindi, infine, si è guidati dal Santo Padre: perché voi, appartenendo a un Istituto Secolare, avete il vostro Statuto, il quale è letto, riletto, corretto e migliorato dalla somma autorità; dopo di ciò viene presentato al Papa, il quale lo fa ancora esaminare e finalmente, quando vede che è buono, lo dà; così che praticamente lo ricevete dal Santo Padre. Molte volte i membri dell'Azione Cattolica si sentono soddisfatti perché il Papa vuole l'Azione Cattolica e la guida dall'alto, mostrando in tante maniere il suo desiderio

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che fiorisca. Ma negli Istituti Secolari vi è qualche cosa di più. Il Papa diviene il superiore vero, il quale ha il potere dominativo nella Chiesa. Non vi rivolgete solamente al Papa come semplici fedeli, non lo considerate solamente come colui che ha istituito, per modo di dire l'Azione Cattolica organizzandola, dandole statuti, guidandola dall'alto come guida gli altri fedeli. In un Istituto Secolare il Papa non è solamente il Vicario di Gesù Cristo come lo è rispetto a tutti i fedeli, maestro di fede, di morale e maestro di preghiera (preghiera liturgica specialmente); ma è anche il vero superiore che può ammettere, può rifiutare, può rimandare e da cui tutto dipende propriamente; attraverso la Congregazione dei Religiosi tutto dipende dal Papa. Egli è dunque superiore e padre. I membri degli Istituti Secolari, come i membri degli Istituti Religiosi, devono considerare nel Papa questo titolo di padre, oltre che di Vicario di Gesù Cristo; amarlo, sentire le gioie che egli sente, sentire le preoccupazioni che egli ha, sentire le pene che incontra e accompagnarlo. Voi lo accompagnate nelle intenzioni, lo accompagnate nella preghiera ogni giorno, lo accompagnate nell'azione che fate per le anime. Operate dunque una collaborazione diretta con la Chiesa, con il Papa. Quindi la vostra posizione è diversa e questa posizione è anche quella che vi mette in un grado più adatto per arricchire maggiormente l'anima di meriti. Non importa che siate persone di cui non si parla, persone che non fanno adunanze rumorose e chiassose, come qualche volta avviene di certe associazioni esterne; ma la vostra opera nella Chiesa di Dio è vera, sentita. E questo intendo dirlo per tutti quelli che sono iscritti agli Istituti Secolari. Poi, non avendo l'abito comune, ciascuna può entrare nella società, in mezzo agli altri senza essere notata; può entrare là proprio dove il prete, la suora non potrebbero entrare. Inoltre non avendo la vita comune si possono fare tante cose, si possono iniziare tanti apostolati che sono propri dell'ambiente in cui vivete. Una può fare un

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apostolato eucaristico, per le adorazioni, per la frequenza la Comunione; un'altra può promuovere le anime vittime per la conversione della Russia, per la conversione dei popoli che si sono allontanati dalla Chiesa; un'altra può lavorare nell'Azione Cattolica e guidare forse l'associazione come presidente, vice presidente; può lavorare per le opere caritative, per gli orfani, per le vocazioni sacerdotali, per i vecchi. Quanti possono essere gli apostolati? Innumerevoli; quanti i bisogni che nascono nella Chiesa. Per questo ecco L’istituto delle Annunziatine. Le Annunziatine sono un Istituto Secolare, il quale viene regolato dalla Santa Sede e nel quale le persone possono trovare un indirizzo di spiritualità. Ecco il grande vantaggio: guidate dall'alto, guidate sempre nella stessa via, seguendo sempre un regolamento che vi verrà mandato durante il noviziato. Voi progredite sempre nella stessa strada, sicure di trovare il beneplacito, il volere di Dio. Allora ogni momento della vita prende un altro senso. Il voto di castità rende doppio merito allo sforzo che fate per conservare questa virtù; a mancare, per esempio, alla castità dopo il voto si fanno due peccati, ma a osservarla si fanno due meriti. Per esempio, c'è doppio merito nel cacciar via una tentazione, nell'evitare un divertimento pericoloso, nell'evitare uno sguardo pericoloso, uno spettacolo pericoloso, una parola che può essere pericolosa. In ogni caso, doppia virtù. Vi ponete su un piano superiore, del tutto diverso dal piano in cui lavorano i semplici cristiani. Così è anche per l'obbedienza. L'obbedienza guida la vita del membro cioè di colui o di colei che appartengono a un Istituto Secolare. Ogni atto di obbedienza ha due meriti, sempre. Se si fa approvare il regolamento di vita spirituale per tutto l'anno, il lavoro spirituale ha doppio merito. Una Messa non è più la Messa sentita dal fedele, dal semplice cristiano- è una Messa sentita da una persona consacrata a Dio e che opera in doppia obbedienza; a Messa, quando è possibile andare, ci si va anche in

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obbedienza al proprio Istituto. Così l’Adorazione, la Comunione, il Rosario, tutto raddoppia il merito. Voi dovete inoltre esercitare la povertà lavorando. Il lavoro è esercizio di povertà. La povertà non vuole solo il distacco, ma vuole la produzione, cioè il guadagnarsi il pane col sudore della fronte, e richiede a volte che noi produciamo anche per aiutare persone di famiglia o parenti, o per aiutare i bisognosi, le missioni o, supponiamo, l'Università Cattolica, una chiesa in costruzione, un altare che si vuole erigere, una statua che si vuole acquistare, eccetera. Tutto questo è esercizio di povertà e dà sempre il doppio merito, così che vivendo, supponiamo, trent'anni nell’istituto Secolare, avete i meriti di 60. La vita considerata in ordine all'eternità, diciamo così, raddoppia i meriti: un anno produce per due. Gesù diceva che il grano buttato in buon terreno può produrre il trenta per uno, il sessanta per uno, il cento per uno. Noi possiamo considerare queste parole come un invito a non produrre solamente i frutti e quindi a ricavare i meriti del trenta per uno; ma a mirare al sessanta, al cento. Il trenta per uno si potrebbe paragonare alla vita del semplice cristiano- il sessanta si può paragonare alla vita che è consacrata a Dio, di coloro che vivono perfettamente la loro consacrazione mediante i tre voti, ma il cento per uno è di coloro che traducono la loro vita in apostolato. Mirare al massimo. Vedete i negozianti come sono solleciti per guadagnare, alle volte, pochi soldi soltanto, trafficando in vari generi di merci. E noi per l'eternità? Spendere la vita per il Maestro Divino! « Thesaurizate autem vobis thesauros in caelo »: accumulatevi tesori nel cielo (Mt 6,20). Fate rendere la vostra vita al massimo. Finché viviamo non vediamo le ricchezze di merito che uno acquista. I meriti non si contano come si contano i soldi quando si riceve lo stipendio, ma tutto si accumula sulle porte dell'eternità e tutto questo sarà una ricchezza immensa guadagnata un po', giorno per giorno, la quale ci accompagnerà al

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premio, al Paradiso. Quanto è grande il valore anche tanto di una piccola obbedienza, magari il valore di un' Ave Maria detta per obbedienza, perché l'ha suggerita, supponiamo, la superiora, perché c'è una grazia speciale da ottenere, per esempio, la conversione di una giovane che sta prendendo una via non buona. Un'anima santa, comparsa dopo la morte, disse che era salva. E si trattava veramente di una persona che aveva fatto un gran bene nella sua vita. Disse così: Io sarei contenta di tornare sulla terra e di soffrire fino al giorno del giudizio universale le pene della mia ultima infermità (che erano state tante), pur di guadagnare il merito di un'Ave Maria.--Oh, se capissimo bene che cosa vuol dire un merito in più per l'eternità! Per qualcosa che si fa in un istante, come avviene quando, per esempio, si caccia una tentazione o si sfrutta un'occasione per guadagnare un merito maggiore, di esercitare, supponiamo, la pazienza col prossimo, quante ricchezze guadagniamo! E uno sforzo che dura un istante, ma che guadagna tanta gloria per il cielo. Adesso possiamo quindi leggere qualche cosa del regolamento delle Annunziatine. La premessa che c'è, è utile: « Vi è un discreto numero di figliole che desiderano consacrarsi al Signore in una vita di maggiore perfezione e dedicarsi nello stesso tempo ad un apostolato per la salvezza delle anime ». Desiderano, cioè, questo: la perfezione consacrandosi al Signore e facendo un apostolato. « Ma non amano l'abito religioso; oppure hanno uffici in società che non conviene abbandonare; oppure hanno salute non adatta alla vita pienamente in comune; oppure hanno oltrepassato l'età per entrare nella vita comune; o vorrebbero un apostolato più moderno di quello esercitato ordinariamente dalle altre suore; o vorrebbero una vita ben diretta ma con tanta libertà nell'iniziativa, così da esplicare le tendenze e i talenti propri ». Queste persone desiderano quindi una vita ben diretta, di maggiore agilità nell'intervenire nelle necessità nuove, ma sempre sicure di operare col merito dell'obbedienza.

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Molte anime sono escluse dai conventi e tuttavia vogliono vivere la loro vita di consacrazione a Dio. Allora il Papa dice: Le prendo sotto di me, le faccio mie figliole, le dirigo per mezzo della Congregazione dei Religiosi. Quando pure non interviene per certi casi particolari; ce ne sono stati e ce ne sono sempre. Allora queste anime hanno una spiritualità, una direzione; non è più il cambiare un confessore o un altro; qualche volta cambiando si va in cerea di una spiritualità forse nuova; oppure si vuol leggere un altro autore, un altro libro- oppure alcune sentono una esortazione, o si trovano in circostanze nuove. No, queste anime prendono un indirizzo spirituale il quale viene sempre confermato, perché si mandano sempre le circolari. Inoltre c'è sempre lo Statuto e poi ci sono i vari incontri con i superiori, almeno due o tre volte nell’anno. Non sarà un mese d'incontro, saranno dieci giorni in tutto, sarà in occasione di Natale, o agosto, maggio eccetera. I membri poi possono sempre scrivere e quindi venire diretti anche per corrispondenza. San Francesco di Sales dirigeva una moltitudine di persone per lettera. Le sue lettere sono state raccolte, è stato tolto ciò che non era da mettersi in pubblico e hanno formato il libro: La Filotea. La sua era una direzione spirituale vera, efficace benedetta da Dio. In secondo luogo, l’apostolato acquista il merito nuovo perché è riconosciuto, approvato e guidato dalla Chiesa. E allora ecco che anche nell'azione esterna si sa sicuramente di incontrare il volere di Dio e di operare con la Chiesa, per la Chiesa, nella Chiesa. Nello Statuto si trova scritto: « L’istituto si abbraccia se vi è un grande desiderio di santità e un grande amore alle anime e alla Chiesa ». Perché L’istituto è chiamato col nome di Maria Annunziata? Perché il Figlio di Dio si è incarnato ed è venuto a redimere il mondo. La prima creatura che accettò la redenzione, e quindi accettò la nuova vita, è stata Maria la quale disse: a Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola » (Lc 1,38). È la prima cristiana e

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la prima anima redenta e più abbondantemente redenta; è la prima anima che appartenne alla Chiesa perché unita con Gesù Cristo, capo del Corpo Mistico che è la Chiesa. Perciò da questa realtà il nome all’istituto: Maria Annunziata. L'altro, L’istituto maschile, che si affianca, si chiama "San Gabriele", perché fu san Gabriele che portò l'annuncio della Redenzione. Tre volte portò l'annuncio della Redenzione, prima al Profeta Daniele, poi a Zaccaria e poi a Maria Santissima. « L’istituto è per la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante i tre voti di povertà, obbedienza, castità e l'osservanza delle proprie regole ». Il giorno della professione si fanno questi tre voti che sono riconosciuti dalla Chiesa e sono semipubblici. « Il fine particolare è servire e cooperare con la Chiesa nel dare all'umanità Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e dei mezzi di elevazione della vita individuale e sociale, particolarmente in forme moderne ». L’istituto vive la spiritualità paolina, non che dipenda direttamente, canonicamente voglio dire, dalla Pia Società San Paolo, ma dipende spiritualmente, in quanto prende la stessa spiritualità paolina. Questa spiritualità si comunica in tante maniere. Naturalmente vi sono poi le superiore, le quali guidano L’istituto secondo lo Statuto che viene comunicato durante il noviziato. « I membri hanno in parte una vita del tutto comune, in parte vivono fuori delle case dell’istituto, secondo il maggior bene e il giudizio delle superiore, caso per caso ». È meglio che la maggior parte dei membri dell’istituto Secolare rimanga fuori, appunto per fare il bene che c'è da fare nel mondo e con i mezzi del mondo. Nella vita comune ci sarà la direzione, perché è bene che ci siano delle case in cui e da cui si abbia la direzione. Per ora la casa sarà Torino. Siamo quasi alla fine della costruzione e penso che in settembre, al massimo in ottobre, sarà del

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tutto terminata. Sono già terminati i locali dove si deve abitare e dove si dovranno fare gli esercizi spirituali. Si dice: « Passare un mese nelle case ». Un mese è il massimo. Se, per esempio, qualcuna avrà poi bisogno di un periodo di riposo e non ha modo di averlo, L’istituto potrà procurare una casa dove si rinvigoriscano le forze. Ma possono essere anche otto, dieci giorni, e tuttavia in quei giorni ci saranno gli esercizi spirituali e il rinvigorimento dello spirito. E bene che tutte compiano le stesse pratiche di pietà e il libro delle pratiche di pietà viene dato per questo. Vi sarà qualche cosa da aggiungere e quelle preghiere che sono proprio per voi. Adesso farò aggiungere la preghiera a san Gabriele e la preghiera a Maria SS. Annunziata, che possono recitare anche gli altri che non sono membri. I membri danno un resoconto e ogni mese ci dovrebbe essere per questo una corrispondenza. Se non è ogni mese sarà ogni due, ma frequentemente, perché più ci si tiene in relazione e più lo spirito si conserva, anzi si rafforza. Si potranno fare anche delle visite ai membri che si possono visitare. Vi sono membri che sono nelle famiglie e non bisognerebbe portare alcun disturbo. « In tutto, vitto, vestito, abitazione, comportamento, si conformano a modestia e decoro, secondo i tempi e le condizioni sociali ». Sì, perché una condizione è quella di colei che va a lavorare come operaia in uno stabilimento e un'altra è quella di colei che insegna all'Università. C'è chi è deputato ed è iscritto negli Istituti Secolari; e naturalmente queste persone per non farsi conoscere devono andar vestite, sempre assicurando la modestia, secondo l'uso di quell'ambiente. Perché poi non è l'abito che fa il monaco, né il santo; ma è la totale consacrazione a Dio la quale, se si può aggiungere l'apostolato, porta a una grande perfezione. Bisogna avere un grande desiderio di diventare buoni. Il Papa dice: « Che brucino di amor di Dio e che vogliano tradurre la loro vita nell'apostolato ». Non quindi gente che vuole solamente trovare un posto,

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oppure persone che hanno fallito la loro vita e non hanno saputo farsi una posizione. No; anime elette! Possono essere anche penitenti, ma sempre anime elette, o perché hanno conservato l'innocenza, o perché hanno riacquistato la grazia e l'innocenza con la penitenza. Devono essere anime che vogliono vivere totalmente di Dio e non ammettere nel cuore altro affetto che il Signore. Vi sono anime che si trovano così bene con Gesù nelle Visite Eucaristiche, hanno un'intimità col Signore che si può paragonare all’intimità con cui la Maddalena convertita trattava il Signore Gesù, al quale lavò i piedi e li asciugò con i capelli, li unse col profumo e accompagnò il Signore sul Calvario e al sepolcro. Il Signore si degnò di comparirle e di farle portare l'annuncio della risurrezione agli Apostoli. Vi è poi da dire che l'esercizio dei voti per i membri degli Istituti Secolari è più difficile. Non ci possono essere delle anime tiepide e addormentate negli Istituti Secolari. Per conservare la castità in certi ambienti e non acconsentire mai a nessuna parola indegna che viene pronunciata, per passare in mezzo al fango senza sporcarsi, bisogna essere anime forti, bisogna avere particolare fiducia nella Madonna, bisogna usare particolare vigilanza sui sensi, sulla lingua, sul tatto, sugli occhi. Anime elette, quindi. Circa la povertà poi, i membri degli Istituti Religiosi conservano i beni, ma non hanno l'amministrazione; invece negli Istituti Secolari i membri conservano i beni, li amministrano con spirito di povertà, e hanno anche l'obbligo di provvedere in qualche maniera per la malattia e la vecchiaia. Questo provvedere per la malattia e la vecchiaia si deve considerare caso per caso, perché vi sono persone che sono già provvedute, altre hanno bisogno di provvedere. Ad ogni modo L’istituto non vuole che nessuna per causa di malattia o di vecchiaia abbia a trovarsi male. La vecchiaia di ognuna, la sua preparazione al cielo, deve essere serena. E poi dopo morte avrà i suffragi di tutte le sorelle. L’istituto poi, se vi sarà generosità da parte di qualcuno dei membri, stabilirà dei suffragi perpetui.

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L'obbedienza è più difficile nel senso che non si è assistiti dai superiori, non si è assistiti da altri che da Dio. Ecco perché il Papa dice che l'essere membro degli Istituti Secolari suppone un grande amor di Dio nel cuore. A quale grado di santità potete salire se, come dice il Papa, bruciate di amor di Dio! L'ubbidienza in particolare viene osservata in questo modo: durante gli esercizi spirituali si stabiliscono gli orari e si sottopongono a chi guida; nell'anno poi si mettono in pratica. Vi possono essere poi eccezioni all'orario e al programma? Come principio, le piccole eccezioni sono ammesse; per le eccezioni grandi invece ci vuole il permesso. Chi, per esempio, volesse fare un viaggio a Lourdes, deve chiedere il permesso. È tempo che incominciamo il noviziato. Per il giorno dell'entrata in noviziato fare la confessione e comunione, e proporre di trascorrere bene i due anni. Manderemo il libro per le preghiere e il libro per la meditazione; poi ci sarà la circolare mensile. Vi si daranno istruzioni generiche sull'apostolato, generiche perché gli apostolati sono vari. Vi sono persone che potranno solo fare i quattro apostolati: vita interiore, che è molto importante; buon esempio nell'ambiente in cui si vive; preghiera, specialmente secondo l'intenzione del Papa e dell’istituto; sofferenza. Possono esercitare questi apostolati le persone malate o quelle che vivono in ambienti in cui non possono dire neppure una parola buona. Pensate che le Annunziatine sono volute da Dio come un fiorente giardino, bello, dove si coltiva la rosa della carità, la margherita dell'ubbidienza, il giglio della purezza. Anime sparse dappertutto! Fiorite nella Chiesa di Dio e profumatela con le vostre virtù. Portate alla Chiesa di Dio che è composta di anime, il soccorso del vostro amore, della vostra fede, del vostro apostolato, della vostra generosità. Che bel premio vi sarà preparato! Siate veramente generose e veramente degne di camminare in una via così bella, in una via di tanta santificazione. Poi, il Paradiso!

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OBBEDIENZA DELL'ANIMA CONSACRATA

La persona che si consacra al Signore segue l'esempio di Maria, la quale si era donata tutta al suo Dio, interamente. Tutto il suo essere apparteneva al Signore, particolarmente la volontà, nella disposizione totale di compiere sempre quello che piaceva a Lui. Noi guadagniamo tanti meriti quanto più siamo di Dio, quanto più restituiamo, offriamo e adoperiamo a sua servizio le grazie, i doni, i talenti che il Signore ci ha dato. Ora tra i doni che il Signore ci ha dato il più prezioso è quello della volontà: donare al Signore la libertà. Vi è chi dona al Signore la sua volontà nell'osservanza dei comandamenti e vi è chi dona al Signore la sua volontà anche nell'osservanza dei consigli evangelici, il che è più perfetto. La vita del buon cristiano si può paragonare a un frutto prodotto da una pianta. Le opere buone sono frutti prodotti dall'uomo, dalle persone, e questi frutti vengono offerti a Dio. Supponiamo che uno faccia la Comunione, che si impegni in un lavoro, che eserciti la carità: tutto questo è frutto che si offre al Signore. Ma chi si consacra a Dio offre anche la pianta, non solo il frutto; cioè tutto il suo essere viene ad appartenere a Dio, il Signore domina totalmente l'anima che gli è consacrata, la domina perché è sua. È sua non solo per creazione, ma perché ella si è fatta come serva o schiava di Dio, fino al punto non solo di fare quello che è strettamente di obbedienza, ma di sottomettersi al Signore non scegliendo più lei il bene da farsi, ma accettando quello che è disposto, ordinato. Una giovane che non appartenga agli Istituti Secolari, o che non sia religiosa, può cercarsi un apostolato o

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un altro, un direttore spirituale o un altro. Quando invece si appartiene a questi Istituti e si è consacrati a Dio, la scelta del confessore viene fatta col consiglio di chi guida L’istituto, non per le confessioni settimanali, ma per le confessioni abituali, perché può essere che tante volte, nella settimana, una debba confessarsi cambiando confessore. Così le pratiche di pietà dovranno essere quelle che sono stabilite nell’istituto. Il bene è già determinato. Se è determinato che si fa la Visita al SS. Sacramento. che in alcuni casi si fa anche in casa alla presenza del Crocifisso, è bene fare secondo quanto è determinato. Qualcuno può pensare di fare un'altra pratica più meritoria; invece non c'è merito maggiore di quando si fa una pratica di pietà che è stata determinata. Così si fa il doppio merito dell'adorazione e il merito dell'obbedienza. E si acquistano così, due meriti, perché si esercitano due virtù: la virtù della pietà e la virtù dell'obbedienza. L'obbedienza è la virtù che ci rende cari al Signore, perché con essa ci disponiamo a fare sempre quello che piace a Dio. La vita religiosa è una imitazione più perfetta, più completa della vita di Gesù Cristo. Come si è comportato Gesù Cristo? Egli ha detto: « Quae placita sunt ei facio semper »: faccio sempre quello che piace al Padre celeste (Gv 8,29). L'anima consacrata a Dio piacerà sempre di più al Signore, quanto più imita Gesù in questo: far sempre tutto e solo quello che piace al Padre celeste. Il Figlio di Dio s'incarnò per obbedienza nel seno di Maria; per compiere la volontà del Padre celeste il Figlio di Dio nacque in una grotta, nella povertà; il Figlio di Dio si fece bambino, quindi affidato alla cura della Vergine Santissima a cui sottostava e da cui dipendeva in tutto. Ammirare allora, nella casetta di Nazaret, come Gesù era "subditus illis" (Lc 2,51), era soggetto a Maria e a Giuseppe, come era servizievole, come era pronto a tutte le disposizioni della madre e del padre putativo, san Giuseppe. Andò avanti così per trent'anni nella vita privata,

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nell'obbedienza totale. Quando poi Gesù incominciò la vita pubblica, ecco, compì perfettamente ciò che piaceva al Padre celeste; compì perfettamente il suo ministero per la durata del tempo e nella maniera e nelle circostanze che piacquero a Lui. E compiendo sempre la volontà del Padre, ecco che il Padre celeste approvò: « Questo è il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto » (Mt 3,17). Nessun'anima piace così al Signore quanto quella che compie sempre il volere di Dio. Volere di Dio anzitutto nella scelta della vocazione. Il volere di Dio, inoltre, può essere la sottomissione a quei superiori o in famiglia, o fuori famiglia, che s'incontrano. Il volere di Dio si manifesta nelle circostanze. Se per esempio viene un male, il volere di Dio è che in quel tempo sopportiamo le nostre pene. Può essere che viviamo in mezzo a persone che non ci sano gradite, persone anche contrarie, ostili, persone di carattere così diverso dal nostro: la volontà di Dio è che accettiamo quella situazione. Compiere la volontà di Dio è accettare la nostra condizione di povertà, di lavorare e di guadagnarci il pane col sudore della fronte. Il Papa nella sua Costituzione per le suore, anche di clausura, dice che devono lavorare e in quanto possibile guadagnarsi il pane col sudore della loro fronte. Nessuno è dispensato da questa legge naturale: è volontà di Dio. « In sudore vultus tui vesceris pane »: mangerai il pane col sudore della tua fronte (Gen 3,19). L'obbedienza, la sottomissione, l’abbandono in Dio. Iddio può condurci per tante vie; alle volte ci lascia perfino cadere nello scrupolo e alle volte c'impone delle cose che sembrerebbero non utili per la nostra santificazione, quasi un impedimento. L'impossibilità di fare la Comunione perché si sta male, l’impossibilità di recarsi in Chiesa, sembrerebbero impedimenti alla santificazione. Ma se tale è il volere di Dio, non c'è di meglio, e non ci può essere più merito che fare la volontà del Signore anche astenendosi dalla Comunione e qualche volta anche

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dalla Messa nei giorni feriali, quando non è possibile partecipare. Se si ha la grazia di comprendere quello che sto per dire, Si capirà quanto è necessario abbandonarsi in Dio Ho visto in Australia Suore Giuseppine, un Istituto nuovo quivi fondato e che ha raggiunto un numero di circa duemila membri. Tra gli altri impegni hanno anche quello di andare nelle borgate e nelle aziende agricole lontane dalla città per catechizzare, per battezzare i bambini, per istruire gli adulti, e in sostanza perché anche queste persone si ricordino di Dio e della loro anima. Devono stare anche qualche mese senza Messa festiva per aiutare quelle anime. E il volere di Dio. In quei posti non vi sono sacerdoti e devono fare molti chilometri per arrivare a un centro dove ci sia una parrocchia, un convento, e poter così partecipare alla Messa e comunicarsi. Non ci sono strade e quindi non si pensa di poter percorrere frequentemente quella via di 50, 100, 200 chilometri di distanza. La volontà del Signore è quella che porta l'unione di tutto il nostro essere con Dio, quindi in certi momenti è superiore all'atto di religione, alla Comunione stessa, perché si fa già la comunione della volontà. La Comunione porta l'unione con Dio; ma chi in certe circostanze se ne priva perché tale è il volere di Dio, ha già il frutto della Comunione. La Comunione sarebbe un mezzo, ma questa persona ha già il frutto. La vita dell'anima consacrata è una vita di obbedienza, perché vi sono i tre voti, obbedienza, povertà, castità; ma quello che riassume gli altri due voti ed è mezzo per osservarli è l'obbedienza. Chi è obbediente non si mette volontariamente in pericolo di peccare, tanto meno di mancare alla castità; chi compie il volere di Dio osserva anche la povertà; e chi vive nell'obbedienza impreziosisce tutti i suoi meriti. L'obbedienza è una virtù e un voto che rendono oro prezioso qualunque minima azione. E allora vi è differenza tra l'obbedienza comune e l'obbedienza religiosa. Gesù, « factus oboediens usque ad mortem,

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mortem autem crucis », fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,8), obbedì anche ai carnefici quando gli diedero ordine di distendere le mani e i piedi per adattarli alla croce e venir crocifisso. Quale obbedienza! Quando un'anima è obbediente è crocifissa con Gesù Cristo e non ha altra volontà che quella del suo sposo celeste: forma uno spirito unico con lui, una volontà unica, gli appartiene totalmente. Adesso consideriamo un poco come dev'essere l'obbedienza. Anzitutto deve essere soprannaturale. In chi guida, in chi comanda, vedere Dio che è rappresentato da quella persona, la quale può essere più giovane, più difettosa, meno dotta di noi, ma rappresenta Dio. Quando Gesù obbediva a san Giuseppe, egli ne sapeva infinitamente di più, ma obbediva; e se Giuseppe gli comandava di raccogliere i trucioli di legno caduti dal banco o di andare nel bosco a raccogliere legna, o di riordinare il laboratorio da falegname, Gesù obbediva. Spesso Gesù avrebbe potuto comandare molto meglio e poteva capire che certe disposizioni di Giuseppe non erano le più giuste in sé; ma fare la volontà di Dio è il più giusto, anche se qualche volta si commette qualche errore innocente. Si capisce che non si può mai obbedire quando si danno disposizioni che sono peccato, perché allora « obbedire oportet Deo, magis quam hominibus »: bisogna obbedire piuttosto a Dio che agli uomini (At 5,29). E alle volte può darsi che vengano impartite certe disposizioni che sono contro il volere di Dio, anche dalle persone più care. Ma quando si tratta del volere di Dio non c'è padre, né madre, né altra persona per quanto ci sia cara e da rispettarsi, che debba essere obbedita. Gesù a dodici anni fu condotto a Gerusalemme; ma il giorno in cui doveva ripartire con Maria e Giuseppe non lo fece; si fermò a Gerusalemme ed entrò là dove i Dottori della Legge interpretavano le Scritture. Cominciò ad ascoltarli con gran rispetto e poi rispose alle loro domande; a sua volta li interrogò e dimostrò tale sapienza che lo

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fecero sedere come privilegio in mezzo a loro, perché il popolo e i fanciulli dovevano stare in piedi, non potendo star seduti alla presenza di quei Dottori. Gesù allora dette un saggio della sua sapienza e della futura missione di predicare il Vangelo. Quando Giuseppe e Maria lo ritrovarono, ecco il rimprovero che gli fece Maria: « Perché ci hai fatto questo? Non sapevi che tuo padre ed io ti cercavamo? ». Gesù non disse: « Ho sbagliato », ma: « E non sapevate che io devo occuparmi delle cose che riguardano il Padre mio? » (Cfr. Lc 2,41-50). Essi non capirono per allora, ma capirono più tardi. Quello era un saggio della sua vocazione di maestro universale. È necessario molte volte, specialmente per i membri degli Istituti Secolari, pensare così: nelle cose giuste, buone o almeno indifferenti, obbedienza- nelle cose invece che sono contrarie a Dio, mai piegarsi, piuttosto la morte. Quando si disobbedisce all'uomo per obbedire a Dio, non solo si ha il merito e l'aumento di grazia, ma si ottiene anche grazia a chi ha comandato male, e se corrisponderà alla grazia, potrà avere quella luce che lo porterà al ravvedimento, quindi forse anche alla conversione. Sì, otterremo grazie anche per coloro che ci comandano ingiustamente. Però è necessario obbedire ai superiori, dice la Scrittura, anche quando i superiori non sono buoni (Cfr. I Pt 2,18), sempre però se comandano lecitamente nelle cose buone o almeno indifferenti. Nel caso vostro, a chi obbedire? Se si entra nell’istituto vi saranno le superiore dell’istituto. Per adesso devo fare, posso dir così, tutto io, ma poi si stabiliranno le superiore. Ubbidire alle superiore in quello che possono e devono disporre, comandare. Ma vi sono i regolamenti, raccolti nello Statuto che vi verrà comunicato durante il noviziato: lì c'è lo spirito dell’istituto. Perciò l'obbedienza al regolamento o Statuto diviene un'obbedienza religiosa, un'obbedienza che ha il doppio merito e diviene un'obbedienza necessaria. Non ogni cosa è comandata sotto pena di peccato. E anche spiegato nello Statuto quello

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che è veramente comandato e quello che non obbliga sotto pena di peccato. Nello Statuto leggerete delle cose che sono sotto pena di peccato, per esempio l'obbligo della Messa ogni domenica, e altre cose che non obbligano sotto pena di peccato e che sono poi cose accidentali. Seguire il regolamento è seguire lo spirito dell’istituto. Quello è poi la spiritualità, la via da tenere. Ora potete seguire più la spiritualità, supponiamo, del Marmion, o la spiritualità di santa Teresina del Bambino Gesù o quella di san Francesco di Sales, di san Domenico, eccetera. Dopo resta la spiritualità paolina nel senso che è espresso nello Statuto. E allora avendo una via sicura, una via che è benedetta dal Papa, approvata, essa diviene la vostra norma. Allora quanti meriti! Se poi si prosegue per questa via i meriti saranno ancora maggiori. Quando si sarà professe, negli esercizi vi fate un orario, un regolamento di vita, in cui si mettono le opere di pietà a cui si vuole attendere, il lavoro che si fa nella giornata, e poi tutte quelle opere di apostolato a cui volete dedicarvi, che scegliete come vostro compito. Con l'approvazione di chi guida, tutto viene poi fatto per obbedienza e quindi qualunque cosa si compia, anche il mangiare, il riposare, il dormire e il prendere un po' di sollievo, come è stato scritto e preventivato durante il vostro anno, tutto acquista doppio merito, perché tutto è in obbedienza. Poi, nel corso dell'anno, se vi saranno delle eccezioni importanti, si possono notificare; e se invece sono piccole eccezioni o permessi che occorrono alla vostra vita, o permessi urgenti, potete liberamente seguire quello che è necessario secondo il momento che si attraversa. Per l'obbedienza che avete da praticare fuori dell’istituto, qualche volta vi sono delle difficoltà. Circa il confessore vi sono cose in cui si deve obbedire sempre a lui; poi vi sono altre cose in cui il confessore deve uniformarsi a chi è consacrata a Dio. Faccio due esempi. Vi è una obbedienza che può sempre imporre il confessore. Quando ci mettiamo in pericolo grave di cadere in peccato, il

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confessore può imporci, per esempio, di evitare una certa occasione o una certa persona. E noi siamo obbligati a obbedirgli. Invece vi è anche il caso in cui il confessore deve accompagnare l'anima e deve rispettarla nelle sue decisioni già prese. Sì, perché quando poi si è abbracciato uno stato, un Istituto Secolare, si deve vivere secondo quello spirito e con quelle regole che ci sono nell’istituto. Il confessore non può allora dare un consiglio contrario, e non può imporre che si viva con lo spirito, supponiamo, dei Domenicani o di un altro Istituto, o di qualunque altra spiritualità. Egli deve sentire l'anima, comprendere la missione, la vocazione dell'anima e seguirla con le esortazioni, con la benedizione, con l'assoluzione e con la preghiera. Questo è quanto vi concerne circa i confessori. Ma voi vivete anche in circostanze esterne. Ci può essere la figlia che vive con la mamma e appartiene a un Istituto Secolare. Vi sono dei casi in cui deve obbedire alla mamma, e vi sono altri oasi in cui non può assecondare la mamma. Se la mamma ha una certa necessità, la figlia obbedirà; se si tratta di cose indifferenti e che non impediscono i suoi doveri, obbedirà. Invece in ciò che impedisce i suoi doveri come anima consacrata a Dio, allora deve obbedire a Dio prima che agli uomini. Naturalmente non può mai obbedire in ciò che è male. Ma vi sono tante circostanze, tante maniere di fare in cui si compiace la mamma e si fa quello che comporta la condizione di anime consacrate a Dio. È delicato alle volte- però non cadete nello scrupolo. Se vi sono poi dei dubbi, sull'atto potete fare quello che vi sembra più ragionevole, più utile, più meritorio, e poi si potrà esporre il dubbio più tardi o a un sacerdote, oppure a chi guida L’istituto. Vi sono, inoltre, superiori nell'apostolato. Se un ‘Annunziata si è impegnata per il catechismo, deve seguire le disposizioni del parroco negli orari, nel modo di insegnare il catechismo e in tutte quelle altre cose che il parroco disporrà per il maggior frutto del catechismo, per il maggior bene dei bambini. Se invece una ha un apostolato

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proprio, per esempio, l’iniziativa di organizzare il gruppo delle anime vittime per la Chiesa, per i peccatori, in questo è lei che guida. Non è un-apostolato già organizzato, come l'apostolato dell'Azione Cattolica in cui bisogna uniformarsi, o un apostolato catechistico nel quale ci si uniforma a chi guida quell'opera di apostolato. Così vi può essere una persona, la quale si propone un altro apostolato. So di un gruppo, per esempio, che si è impegnato a lavorare per le missioni: prepara la biancheria per i seminaristi dell'Africa, raccoglie offerte da mandare ai missionari o per il mantenimento di quei giovani che studiano per essere sacerdoti nell'Africa. La Società San Paolo ha un bel gruppo di queste anime le quali non si conoscono tra di loro, ma sono guidate dalla Società San Paolo stessa per compiere questo apostolato missionario. Non potendo andare in missione, aiutano ugualmente le missioni e fanno tanto bene senza rumore. Dio conta tutti i passi che fanno e tutti i sacrifici che compiono. Quindi, se l'apostolato è già organizzato da un'altra persona la quale diviene responsabile di quel determinato apostolato, bisogna uniformarsi; se viene organizzato da voi, allora siete voi le responsabili di quell'opera e dovete compierla come vedete che riesce più fruttuosa. In alcune città vi sono giovani che vivono in parrocchie molto grandi, di 40, 50 mila abitanti, dove il parroco non vede tutte le famiglie, non conosce tutte le persone. Queste giovani allora vigilano e si informano dei malati che sono in parrocchia, li visitano e magari li servono anche materialmente, li soccorrono con aiuti, ma specialmente li aiutano spiritualmente per preparare la venuta del Sacerdote, se vorranno accettarlo, o almeno li preparano con qualche atto di dolore, con qualche altro mezzo spirituale, perché muoiano riconciliati con Dio, se tale è il divino volere. Queste giovani devono organizzarsi da sé, perché l'apostolato è di loro iniziativa. Quindi, nell’apostolato organizzato da voi, siete voi le responsabili; nell'apostolato organizzato da superiori, fosse pure dal

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L’istituto, si asseconda quello che viene disposto. Ci può essere una giovane che si dedica alla diffusione della stampa, prende perciò l'indirizzo e le disposizioni dalla casa editrice. Può essere un apostolato liturgico: persone che si mettono insieme per fare delle giornate di lavoro per confezionare paramenti sacri. Vi sarà una che guida, le altre collaborano e dipendono da essa. Così si procede in obbedienza e in merito grande per la salute eterna. Ringraziate il Signore se potete trascorrere la vostra vita in obbedienza; siete sicure di camminare bene, siete sicure di piacere a Dio e siete sicure che il premio sarà grande.

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LA PREGHIERA

Ogni persona che attende agli esercizi spirituali conclude con dei propositi. Abbiamo parlato particolarmente degli Istituti Secolari e sappiamo che in questi Istituti vi sono grandi vantaggi, vi sono anche doveri, e vi sono i mezzi per compierli con soddisfazione. Il mezzo generale e principale è la preghiera, perciò se si sarà osservanti dell'obbedienza, della castità, della povertà, si farà bene l'apostolato a misura della preghiera. Che cosa sia pregare ognuno lo sa. Vi è la preghiera vocale e vi è la preghiera mentale. La preghiera vocale: per esempio il Rosario, la Via Crucis, il canto delle lodi sacre, le orazioni del mattino e della sera, eccetera. Si chiamano vocali, cioè fatte a voce, non perché siano solamente fatte con la bocca, ma perché oltre la mente e il cuore, vi è anche la parola esterna; perciò parlando, ad esempio, del Rosario, vi è la meditazione del mistero e nel mistero si cerca di ricavare un frutto, un proposito. Ma oltre alla meditazione del mistero, c'è anche da pregare con la voce, perciò si chiama orazione vocale. Il Rosario è una preghiera tanto facile. Conosco un grande numero di persone che lo recitano ogni giorno intero, ed altre più numerose, che ne recitano almeno una terza parte. Oltre la preghiera vocale vi è la preghiera mentale. E quella che si compie specialmente all'interno, con la nostra mente, col nostro cuore e anche con i propositi. Chi fa l'esame di coscienza, fa preghiera mentale; chi fa la meditazione, fa preghiera mentale; chi sta facendo buoni propositi, fa preghiera mentale; chi esprime al Signore

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e ha nel suo cuore desideri santi, fa preghiera mentale, interna. Bisogna però distinguere: vi è la preghiera fatta di formule, vi è lo spirito di preghiera e vi è la vita di preghiera. La preghiera di formule si ha quando si recitano, ad esempio, le preghiere del mattino e della sera, quando si recita il Rosario, quando si recitano preghiere di preparazione e ringraziamento alla Comunione. Tutte queste sono formule di preghiera che noi leggiamo o diciamo accompagnandole col sentimento interno. Ma oltre a queste formule di preghiera, vi è anche lo spirito di preghiera, che si ha quando interiormente si parla con Dio; si sente l'unione con Dio, si esprimono sentimenti propri. Vi sono anime che invece delle formule di preparazione e ringraziamento alla Comunione fanno preghiere spontanee che escono dall'anima e dal cuore: allora c'è lo spirito di preghiera. Lo spirito di preghiera è un sentimento interiore di umiltà e di fiducia in Dio; si sente il bisogno e ci si rivolge al Signore; si sente che da noi nulla possiamo, ma con Dio possiamo tutto; si sente che siamo figli piccoli, ma Dio è il Padre buono e grande. E tutto questo è espresso in quella formula che usava san Francesco di Sales: « Da me nulla posso, ma con Dio posso tutto ». Quando abitualmente si ha questo senso di debolezza, si ha questa specie di timore e diffidenza di noi, non fermandoci a pensieri di scoraggiamento, di disperazione, ma rivolgendoci con fiducia al Signore, allora vi è lo spirito di preghiera; anzi si può dire che l'anima è sempre in uno stato di preghiera. Vi sono persone che non recitano molte formule, ma portano sempre questi due sentimenti: diffidenza di sé, confidenza totale nel Signore. Considerano le cose della vita presente come mezzi per il Paradiso, per la vita eterna e considerano la stessa vita presente come un dono di Dio, perché la vita nostra per sé cosa vale? Solo se essa è considerata in ordine all'eternità vale tutto; per sé vale nulla, perché con la morte è tutto finito; ma le conseguenze

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sono eterne. Le conseguenze della vita di Giuda quali sono state? L'eterna dannazione, le eterne pene. Le conseguenze della vita di san Pietro e di san Paolo quali sono state? Il cielo, il Paradiso. Essi sono due stelle del cielo. Oggi abbiamo festeggiato santa Chiara. Era una giovane di Assisi, figlia di ricchi signori, quindi aveva in famiglia tutte le comodità che si possono desiderare e davanti a sé aveva un avvenire piacevole, per quanto poteva prevedere. Ella invece conobbe san Francesco che aveva lasciato tutto per donarsi a Dio; e allora, colpita e illuminata dalla grazia di Dio, decise di seguirlo nella povertà e nella vita semplice e laboriosa, soprattutto in quello spirito particolare in cui la dirigeva il Santo. Così arrivò alla santità. La vita nostra vale in quanto ci merita il Paradiso, ed è un dono grande di Dio, del quale dobbiamo rendergli conto. E quando questo dono non venisse utilizzato per Dio, che cosa sarebbe? Pochi sono gli anni di vita, ma le conseguenze sono eterne. Quanti, mentre noi stiamo parlando, soffrono le pene dell'inferno e comprendono che potevano, nella loro vita guadagnarsi la felicità eterna; perciò vivono in una disperazione eterna nelle loro sofferenze che non termineranno mai. E quante anime invece, mentre noi stiamo parlando, ci guardano dal cielo, ci incoraggiano e ci aspettano: « Me expectant justi, donec retribuas mihi »: i giusti mi staranno al fianco quando m'avrai largito il tuo soccorso (Sal 141,8). Ci incoraggiano: tenete la nostra strada, non declinate né a destra né a sinistra; la via è anche difficile, però mette capo al Paradiso. Quando si vive in questi sentimenti di soprannaturalità si può dire che si vive in continua orazione. E questo ci mette nel terzo grado della preghiera. I1 Signore dice nel Vangelo: « Oportet semper orare et non deficere »: è necessario pregare sempre senza scoraggiarsi mai (Lc 18,1). Si può interpretare questo testo per dire che è necessario sempre pregare senza mai stancarsi? Sì. Ciò vuol

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dire che oggi bisogna pregare quanto dobbiamo, domani pregare quanto dobbiamo, l’anno venturo ancora pregare quanto dobbiamo. Mai trascorrere dei mesi senza preghiera, mai fare come certe persone che per un po' di tempo sono fervorose, frequentano i sacramenti, magari la confessione settimanale e la comunione quotidiana, ma poi dopo passano dei mesi e forse periodi anche più lunghi senza pregare. È necessario pregare sempre. Però questo testo del Vangelo si interpreta anche in un altro modo: sempre pregare nel senso di trasformare la nostra vita in preghiera. Chi lavora prega. Con ciò si intende che chi lavora bene, con le dovute disposizioni, offrendo al Signore il suo lavoro, la sua fatica, prega. Offrendo cioè le nostre fatiche al Signore, noi facciamo un atto di obbedienza, sacrifichiamo la nostra salute, il nostro tempo, l’offriamo al Signore in atto di adorazione: facciamo Dio padrone della nostra vita, delle nostre forze, del nostro tempo, perché tutto consacriamo a Lui. Allora, ecco, si lavora per il Signore. Certamente si lavora anche per l'altro fine di guadagnarci il pane col sudore della fronte. Ma oltre a questo fine immediato, del resto materiale, ma necessario, vi è anche il fine soprannaturale: compiere il santo volere di Dio. Però ci vuole la retta intenzione, perché il lavoro si trasformi in preghiera. Noi passiamo le 24 ore del giorno e mentre queste si succedono il sole fa il suo giro, per parlare popolarmente; il sole nelle 24 ore vede sulla terra elevarsi continuamente il calice e l'ostia verso il cielo. Sono 400.000 sacerdoti che celebrano la messa nella giornata e vi sono tre, quattro consacrazioni ogni minuto secondo. Questo vuol dire che c'è una messa continuata, che il sacrificio della croce è sempre vivo. Tl sole oggi a quest'ora illumina certe terre, poi passa con la sua luce ad altre terre e ad altre terre ancora, ma continuamente è l'ostia, è il calice che si elevano verso il cielo in adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica a Dio. Un calvario sempre vivo,

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sempre vero, sempre attuale, che si prolunga nei secoli, che glorifica il Signore e fa piovere grazia e benedizione sull'umanità, anche sull'umanità più lontana da Dio. Chi nella giornata intende vivere unito a tutte queste Messe, prega dicendo: « Vi offro tutte le mie intenzioni, azioni e patimenti in unione con tutti i sacerdoti che celebrano la santa Messa »; chi fa così è in continua adorazione. D'altra parte, « sia che tu mangi, sia che tu beva--dice san Paolo--fa' tutto a gloria di Dio » (Col 3,17); tutto, anche il riposo e anche il tempo del sollievo, tutto sia a gloria di Dio; ma tutto unito a questo sacrificio continuato sulla terra. È questo ciò che tiene ferma la mano della giustizia di Dio a colpire l'umanità tanto macchiata di peccati; ed è ancora la supplica continua perché tante anime che si consacrano a Dio, vivano nell'amore di Dio e siano apostole sulla terra. Allora questa Messa da una parte paga anche i nostri peccati, le nostre incorrispondenze alla grazia, le nostre freddezze; e nello stesso tempo ottiene le grazie per la santificazione nostra, per sostegno, perché si continui cioè il lavoro apostolico, e si continui il lavoro di santificazione. Allora se tutta la nostra giornata è offerta in questo spirito, con l'intenzione « per cui voi, o Gesù, vi sacrificate ogni momento sull'altare », allora la giornata è giornata di preghiera, « Oportet semper orare et non deficere » (Lc 18,1):È necessario pregare, perché chi prega si salva e chi non prega si danna; chi prega molto si fa santo e chi prega poco non si fa santo; arriverà forse al Paradiso, sì perché un poco ha pregato. Chi non può stare molte ore fermo in chiesa, perché molte sollecitudini l'aspettano, abbia almeno la vita di orazione, e per guanto può, faccia quelle pratiche che sono necessarie o almeno utili. Ma quando non si possono fare le pratiche che si vorrebbero, allora cambiare la vita in preghiera, e con frequenti giaculatorie al Signore tenersi uniti con i sacrifici che si stanno compiendo sugli altari, cioè con le continuate Messe che si succedono ogni ora, ogni istante. È necessario pregare. Chi non va alla preghiera,

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va alla rovina. Tanti vanno alla rovina, perché non hanno pregato. Ma anche quelli che pregano hanno delle prove, delle sofferenze, alle volte hanno delle pene, sono contrariati, combattuti. E vero, ma intanto nella prova fanno progresso; cambiano le loro pene in meriti e le loro prove servono a stabilirli nella virtù: « faciet cum tentatione proventum ut possitis sustinere »: insieme alla tentazione vi darà pure la forza di poterla superare (1 Cor 10,13). Si è parlato dell'obbedienza, della castità, della povertà, ma non ho voluto scendere ai particolari. Può essere che ci siano momenti di disorientamento, ma chi prega intenderà bene la virtù della povertà, della castità, dell’obbedienza, così come intenderà bene il voto di povertà, di castità, di obbedienza, i quali conferiscono un aumento grande di grazia e di merito per l'eternità. Pregare molto! Si dirà che non c'è tempo, ma allora bisogna convertire tutto il tempo in preghiera. Vi sono anime che sono come una preghiera ambulante, che cammina. Fanno le cose in casa, fuori casa, allo stabilimento, oppure in chiesa; ma qualunque cosa la fanno per Dio, unite in spirito alle Messe che si celebrano sulla terra, offrendo sempre con Gesù Ostia, se stesse. Allora non dobbiamo più lamentarci, il tempo per pregare c'è; ci sono le 24 ore della giornata; anche dormendo, perché alla sera si mette l'intenzione che tutti i respiri siano cambiati in atti di amor di Dio, e tutti i battiti del cuore che si succederanno durante il sonno siano atti di amor di Dio. Allora tutto avviene nel compimento del volere di Dio. Alla sera si chiede al Signore di preparare le grazie per l'indomani e di mandare, mentre si riposa, tante anime in cielo per il loro riposo eterno. Ci sono anime che si prefiggono di dare al Paradiso almeno un'anima nella giornata, e di liberare almeno un'anima dal Purgatorio. Così si fa l'apostolato e si hanno anche dei risultati. A volte però sembra che l'apostolato ottenga l'effetto contrario, o almeno che non dia risultato visibile. Quando però si continua a pregare, il risultato ci

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sarà sempre anche se sembra che si ottenga l'effetto contrario. E poi Dio che opera, e « se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? » (Rom 8,31). E se Dio è con noi, che cosa è che non possiamo aspettarci da Dio? Vi sono anime vittime, le quali trattengono la giustizia di Dio irritata; anime le quali non sanno pensare che del bene; anime che si tengono in contatto abituale con Dio dovunque si trovino: sul treno, sulla corriera, mentre cucinano o rigovernano, eccetera. In tutto quello che fanno c'è l'unione con Dio, che sarà più o meno sentita, ma che poco per volta diverrà sempre più sentita e renderà l'anima sempre più lieta, perché sentirà la sua unione col Signore sempre più viva. Adesso bisogna fare un buon esame sulla preghiera. Si prega? Si dicono solo formule o c'è lo spirito di preghiera? C'è lo spirito di preghiera qualche ora, oppure si trasforma la vita intera in preghiera? E si insegna a pregare? Adesso se guardate il mondo, se guardate gli stabilimenti, i movimenti operai, le famiglie, si fa di tutto, si fanno tanti sacrifici, tanti lavori, si prendono tante vie, tanti mezzi e spesso è lasciata da parte la preghiera. « Abbiamo molto da fare! » Ma la prima cosa da fare è pregare. E se si comincia la giornata senza Dio, che cosa sarà nel decorso di essa? Certi motivi che si adducono a che cosa servono per l'anima? Viviamo soltanto per la terra, o viviamo per l'eternità? Perciò compiamo l'apostolato della preghiera, non solo offrendo le nostre orazioni, azioni e patimenti in unione col sacrificio della croce, ma oltre a questo, riempiendo la giornata di preghiera. Allora la nostra attività produrrà tanto frutto in più. Apostolato della preghiera: insegnare a pregare. Vi sono bambini che ancora non sanno le orazioni e già si vorrebbero ammettere alla comunione. Vi sono adulti che hanno disimparato anche le preghiere principali. Vi sono uomini e vi sono a volte morenti che se si suggerisce loro di dire l'atto di dolore stanno muti, non sanno più dire le preghiere. Far l'apostolato della

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preghiera: insegnare a pregare. E noi chiediamo al Signore: « Doce nos orare »: insegnaci a pregare (Lc 11,1), e a nostra volta insegniamo ad altri a pregare. Particolarmente per chi si dedica all'apostolato catechistico insegnare a pregare, esigerlo facendo ripetere conducendo frequentemente i bambini alla comunione e prima alla confessione. Insegnare a pregare: ascoltare bene la Messa, far partecipare alle funzioni in chiesa; insegnare a pregare: la devozione a Maria, il Rosario, particolarmente la devozione a Gesù Ostia, a Gesù che dimora nei nostri altari, agli Angeli Custodi e ai Santi di cui si porta il nome. Così l'apostolato della preghiera, mentre è di estrema utilità per noi, sarà anche di grande vantaggio per le anime che avvicineremo.

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L’ISTITUTO MARIA SS. ANNUNZIATA

E adesso veniamo a considerare un po' più da vicino L’istituto delle Annunziatine, cominciando dall'entrata. Questi Istituti richiedono anime che brucino di amore di Dio e che si vogliano dedicare all'apostolato. Mi direte che ci vuole più virtù allora. Vivere sempre in mezzo al mondo, passare nel fango del mondo senza lordarsi; fare un'obbedienza che lascia molta libertà perché ognuno deve disporre di sé; vivere una povertà la quale è diversa da quella della vita religiosa, perché quest'ultima richiede solo di non amministrare, invece la povertà dei membri degli Istituti Secolari richiede che uno tenga la sua proprietà, che l'amministri saggiamente sotto la direzione dell’istituto e che provveda a sé e, se può, che faccia anche la beneficenza. In primo luogo la beneficenza deve essere verso la famiglia, in secondo luogo per L’istituto, in terzo luogo per le opere varie, per l'apostolato che ha sempre molte esigenze. Di conseguenza si richiede più virtù. Notate bene che per questo genere di vita si richiede più virtù. In secondo luogo si deve compiere un apostolato in cui c'è tanta parte lasciata all'iniziativa personale. Non è come per le Salesiane che guardano le giovani, le fanciulle. Il vostro apostolato è tanto vario. Non c'è, giorno per giorno, una superiora che vi dica di far questo, di uscire o di stare a casa, di appoggiare la proposta di certe opere, di certe iniziative. E più difficile! Perciò avete bisogno di grande fede, di grande amor di Dio, di una volontà ferma e di una iniziativa di cui non ha bisogno la suora. Infatti se la suora si fa suora per gli ammalati, ha già tutta

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la sua strada tracciata e giorno per giorno le vien detto quello che deve fare; ma voi avete da spendervi con fatica e nello stesso tempo scegliere, decidere quello che è conveniente o meno. Il Signore vi ha dato una grande grazia a condurvi qui perché vi propone l'acquisto di un ordine di meriti superiore, di un grado di gloria superiore, ma vuole che siate interamente sue, se vi fate membri di questo Istituto Non c'è da pensare di fare i voti più o meno per l'orgoglio o la vanità di essersi consacrati a Dio e, nello stesso tempo, di camminare come camminano certe persone del mondo. Coloro che vogliono consacrarsi devono bruciare di amor di Dio; diversamente non si può resistere. E bisogna scegliere tra una vita di famiglia e una vita di santificazione decisa. Io credo che negli Istituti Secolari saliranno sugli altari tante anime. Anime umili, anime che non sono neppure riconosciute esternamente come persone consacrate a Dio perché non hanno abito particolare, perché vivono una vita simile ai civili. Ma, sotto sotto, quel cuore piace a Dio, e Dio abita in quel cuore. Quindi per l'entrata le condizioni sono queste: avere questo amor di Dio intenso e questo amore alle anime. Poi una farà l'apostolato in un modo e una in un altro modo; tuttavia la vita consacrata è tutta per il Signore, per le anime, si lavorerà e si metterà l'intenzione per le anime; si offrirà tutto con Gesù crocifisso, si darà buon esempio e questo farà spandere il profumo di Cristo attorno. Che vi sia questa intenzione Consideriamo adesso l'organizzazione dell’istituto. In principio si dovrebbe fare l'aspirantato che consiste nel dare prova di amor di Dio e di amore all'apostolato Per chi ha già dato prova di amor di Dio e di amore all’ apostolato, l’aspirantato è già fatto. Segue allora il noviziato il quale dura due anni. Vi sono istruzioni che si mandano mensilmente a casa e vi sarà un libro per la meditazione poi l'istruzione religiosa e le altre pratiche. Certo per quanto è possibile è bene la Messa la mattina e la meditazione.

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Poi vi sarà il Rosario che si potrà dire in qualunque luogo, una visitina o una visita più prolungata in chiesa, nella giornata. Intanto mediante quelle circolari mensili si prende cognizione dell’istituto, dei suoi vantaggi, delle opere che si possono compiere, della consacrazione a Dio, del modo con cui si praticano i voti. Tutto viene facilitato; non c'è da spaventarsi, giorno per giorno si fanno piccoli passi. Il noviziato dura due anni, perché è più difficile la vostra vita della vita della Suora che vive in convento. Richiede quindi una prova di virtù. Poi vi sono i voti temporanei e dopo otto anni, se si è decisi di continuare, ci sono i voti perpetui. L'organizzazione è questa. Adesso bisogna dire che il nome particolare che si usa per la professione è « consacrazione a Dio ». Nei primi tempi della Chiesa tutti quelli che si radunavano per seguire la vita religiosa si diceva che si consacravano a Dio. La consacrazione a Dio comprende appunto l'osservanza dei consigli evangelici, i voti santi. L’istituto si abbraccia se vi è un grande desiderio di santità e grande amore alle anime, alla Chiesa. Esso è chiamato, secondo il primo mistero della redenzione: Maria SS. Annunziata. I fini generali sono due: la gloria di Dio e la santificazione propria, e poi l'apostolato. La gloria di Dio e la santificazione si raggiungono mediante l'osservanza dei voti di povertà, castità, obbedienza e l'osservanza delle regole. In principio non si daranno subito tutte le regole, si daranno poco per volta mediante le circolari, perché si leggano e si meditino. Il fine speciale è servire e cooperare con la Chiesa nel dare all'umanità Gesù Maestro Via, Verità e Vita con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e dei mezzi di elevazione della vita individuale e sociale, particolarmente in forme moderne. Ciò che è moderno oggi serve. Non ci sono apostolati antichi e non ci sono forme di vita antica. La sostanza è sempre la consacrazione a Dio e il lavoro per le anime; ma le forme sono diverse.

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Se san Francesco dava ai suoi tempi la disposizione che i frati camminassero a piedi, adesso vanno in bicicletta, in automobile perché, vivono oggi, non vivono due o tre secoli fa. Le forme moderne sono tutte quelle che voi vedete necessarie attorno a voi. Prima non si concepiva che una persona consacrata a Dio andasse al Ministero e lì trattasse con le autorità; oppure non si concepiva che una consacrata fosse deputato al parlamento; oggi sì, perché i governi sono cambiati. Prima c'erano governi assoluti, oggi sono governi democratici e ciò che vale è il numero e la coscienza di quelli che sono destinati al governo. Quale grande bene se fossero tutti consacrati a Dio e consacrati al bene del prossimo, e dediti alla elevazione del popolo sia materiale, che spirituale e morale! L’istituto è collegato spiritualmente con la Famiglia Paolina, ma non è la medesima cosa, perché ha governo proprio. Adesso dirigo io a causa delle circostanze attuali perché si tratta di iniziare l'opera. Poi ci sarà la casa dove si stabilirà il governo che viene determinato, in primo luogo, da chi inizia L’istituto e in secondo luogo dalle elezioni. Alcuni membri vivono in comune. Sono le persone che non possono più stare in famiglia, o le persone che appartengono al governo dell’istituto, o le persone che hanno un apostolato che richiede che stiano in comune. Queste persone in generale non saranno molte. Questo come si decide? Si vedrà cos'è il meglio per ognuna. Considerata ogni persona, si potrà dire per una che va meglio la vita comune, per un'altra la vita in famiglia, per un'altra ancora la vita di famiglia fino, ad esempio, a 50 anni, perché poi può essere che si ritiri in vita comune in quanto è sola o inferma. Bisognerà che ci siano case per la sistemazione, così da poter avere una vecchiaia serena, assistita e una morte tra persone care, tra sorelle e quindi suffragi abbondanti. E tra questi suffragi le 30 Messe gregoriane che hanno un valore speciale per i defunti, per cui si crede che dopo il trentesimo giorno

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in cui si sono dette queste Messe, sempre per la medesima persona defunta, per essa venga la liberazione. Vi sono altre promesse. La Messa però è il fondamento della nostra fiducia, è quello che maggiormente assicura il sollievo, la liberazione delle anime purganti. Il Concilio di Trento dice che sappiamo che esiste il Purgatorio e che le anime purganti possono essere aiutate in tante maniere, ma soprattutto col sacrificio della Messa. Ora invece di una Messa ce ne sono trenta, come si celebrano sempre per i membri della Famiglia Paolina, così per i membri degli Istituti Secolari. La vita in comune per gli altri membri è tenuta viva con alcuni mezzi. C'è anche un po' di convivenza, intesa così: ogni anno tutte devono passare un mese nelle case dell’istituto per gli esercizi, gli aggiornamenti, il rinvigorimento dello spirito. Questo mese si può ridurre a otto giorni. Si è messo un mese come massimo, perché vi sono persone che ogni anno vogliono ritirarsi, dedicandosi un po' allo studio, un po' a riposarsi. Poi è formazione comune in quanto si dà un libro di pietà uguale per tutte, sia che siano sparse in Portogallo, o in Francia o altrove. Le pratiche di pietà sono specialmente segnate dall'ora di adorazione quotidiana, o in chiesa, o in casa davanti al Crocifisso. Amare questo Gesù, conversare con questo Gesù, trattenersi con questo Gesù Maestro, parlargli, sentirlo, chiedergli, ricevere. I membri dell’istituto accettano in obbedienza l’ufficio loro assegnato e lo compiono secondo lo spirito dell’istituto e le norme particolari delle. Superiore. Possono essere uffici che vengono assegnati come il lavoro in parrocchia dove si è già avanti, oppure il lavoro di formazione delle catechiste per quelle parrocchie che ne sono sprovviste e dove i fanciulli crescono nell'ignoranza. Molti errori dipendono dalla mancanza d'istruzione religiosa. Inoltre i membri, e questa è la cosa più utile, fanno alla superiora o al superiore un resoconto della loro vita spirituale religiosa, dell'apostolato, dell'amministrazione,

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dell'orario seguito. Cioè si tengono in relazione e ogni mese possono ricevere risposta, scrivere liberamente. Quando io ero sacerdote giovane, eravamo in 32 iscritti all'Unione Apostolica e mandavamo l'esame di coscienza al Superiore; ma non l'esame che riguarda l'interno bensì quello riguardante l'osservanza delle pratiche religiose l'amministrazione, i rapporti nella società, se si era contenti dell'ufficio che si aveva, eccetera. Era un esame particolarmente esterno, specialmente sulla pietà, ma era di tanta consolazione e incoraggiamento. Quando io avevo questo incarico, vedevo che quei sacerdoti scrivevano, facevano il resoconto, domandavano consiglio ed era una consolazione sentirsi tutti uniti nella via della santificazione e nel compiere i nostri doveri sempre più fervorosamente. Le superiore faranno frequenti visite ai membri, specialmente a quelli che vivono fuori dell’istituto. Notiamo però, che alle volte è possibile visitare i membri che sono a casa; altre volte in famiglia è difficile visitarli. Si possono riscontrare in altri luoghi e qualche volta non si potranno incontrare perché si romperebbe il segreto e si manifesterebbe quello che è meglio rimanga nel silenzio. Naturalmente se Sl vive in comunità bisogna adattarsi a tre cose: alla casa, al vitto, all'orario, pur potendo ognuna fare un apostolato proprio. Invece nel vitto, nel vestito, nell'abitazione, quelle che sono fuori si conformino a modestia. Com'è la regola? Comportarsi come le persone di uguale condizione circa il vitto, il vestito, l'abitazione. Se una è maestra si vestirà come le altre maestre e se una è operaia come le operaie. Sempre però con modestia, come gli altri, ma non con vanità, in maniera che non si distinguano. La santità sta nel cuore! L'abito esteriore deve essere sempre modesto si comprende, e questo serve sia alla nostra umiltà, sia a edificare il prossimo, a non prestarsi come pericolo. Così anche nelle relazioni, tenere le relazioni comuni, però evitare ciò che non va. Frequentare di preferenza quelle

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persone che hanno i nostri pensieri, le nostre idee, o quelle persone con cui si deve trattare per ragioni di apostolato o di ufficio. Se c'è l'occasione di dare un consiglio, di esprimere un pensiero buono, lo si farà perché è conveniente. Sempre però si sia decenti e decorosi nel tratto, nel vestire, nell'abitazione. Conosco un Istituto Secolare con cui sono più in familiarità. Nell'entrata e nelle sale di ricevimento c'è una certa abbondanza, un po' di ricercatezza quasi; ma nell'interno della casa c'è una povertà molto più applicata. Non vi impegno a nessun sacrificio particolare, perché le nostre penitenze sono tre: carità, cioè volersi molto bene; obbedienza alle persone che sono in autorità; lavoro di apostolato. Non vi sono penitenze né di cilici, né di asprezze particolari. C'è l'apostolato, e la penitenza che ha dato nostro Signore: mangerai il pane col sudore della fronte. Quanto all'accettazione, l'età sarebbe fino a 35 anni, però si può andare anche più avanti, o si può anche ridurre secondo i casi, perché dipende molto dalla qualità e dalle circostanze delle persone. Nella casa centrale risiede la superiora col consiglio. Quanto poi alla posizione sociale, si esortano i membri ad occupare posti ed uffici di maggiore autorità e di influenza cristiano-sociale. Tendere ad elevarsi, non a vanità. Se una da maestra elementare diviene direttrice didattica, ha una maggiore influenza nella scuola. Se una invece di essere semplice operaia, appartiene alle commissioni interne della fabbrica, oppure diviene capo reparto o direttrice, più è in alto e più farà del bene, perché acquista una certa autorità; se dice una parola buona può essere più ascoltata, eccetera. E se una può salire a studi maggiori e raggiungere posizioni maggiori è sempre utile ed è sempre conforme allo spirito dell'Annunziatina. Tutte professano la medesima vita di perfezione, vivono secondo la regola, partecipano ai privilegi e favori spirituali dell’istituto. Sì, vi sono molti privilegi e favori

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spirituali. Abbiamo già una ricchezza molto abbondante di indulgenze che si possono acquistare. Inoltre, e questa è una cosa molto importante, ognuna si metta in condizioni di vita serena in caso di malattia o di vecchiaia, quando non si potrà più attendere a lavori produttivi. Ci sono tanti modi: ci sono le pensioni, le assicurazioni, vari contributi, le varie previdenze sociali, eccetera. Ma una può avere beni propri o accumulare qualche cosa per il caso di malattia o di vecchiaia In ogni modo, per questo ogni membro deve considerarsi come un caso a sé, ognuna è in condizioni particolari La regola è di non trovarsi nella miseria. L’istituto non dimenticherà nessuno certamente, ma ognuna deve provvedere. Vedete come è la povertà qui: bisogna osservare la povertà con la modestia nel vestire, con una mensa frugale e con un vestito che sia conforme all'ambiente sociale che si pratica; ma nello stesso tempo ognuna deve provvedere al necessario. Vedete come è più difficile? La vita della suora in generale non richiede certe cose che si richiedono qui. Quindi povertà e nello stesso tempo previdenza.

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TRIPLICE PROVA

Abbiamo considerato come il Signore ci offra la possibilità di guadagnare il 30 per uno, il 60 per uno o il 100 per uno, attraverso o una vita cristiana bene osservata, o una vita di consacrazione al Signore nell'osservanza dei consigli evangelici, o ancora nella pratica dell'apostolato. Il Signore offre, non tutti però hanno le stesse grazie, perché anche nella consacrazione a Dio occorre una vocazione. Il Signore creandoci non ci abbandona, non è come un padre stolto il quale mette al mondo i figli e poi non se ne cura. Il Padre Celeste volendo che tutti camminino verso il cielo, indica diverse strade, una strada all'uno e una strada all'altro e, nella sua sapienza e nel suo amore, dà a tutti le grazie necessarie per camminare in quella via nella quale egli li vuole, in quella via per la quale si giunge a quel grado di meriti, di gloria che è nei suoi disegni eterni. È incomprensibile la sapienza di Dio, è incomprensibile il suo amore per noi. Se noi avessimo lo spirito di riflessione, quante volte ci commuoveremmo al vedere e al costatare quali sono le misericordie che il Signore ha sparso lungo il cammino della nostra vita. Ci ha infuso le grazie nel battesimo, successivamente nella Cresima, nella Penitenza, nelle Comunioni e poi in tutto il complesso della nostra vita. Il Signore si mostra buono con noi: « Ego bonus »: Io sono il buono, ossia io sono la bontà. Quando arriveremo al giudizio di Dio e comprenderemo tutte le grazie ricevute, noi saremo come davanti a una specie di estasi, rileveremo allora gli infiniti tratti di misericordia, i

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delicatissimi tratti della bontà di Dio che continuamente, momento per momento, ci segue. I1 Signore chiede a tutti, per dare il Paradiso, una prova. Come quando, studiando, per passare a una classe superiore ed essere promosso, si dà l'esame. Così noi alla fine della vita subiremo l'esame: il giudizio di Dio. A secondo di come il Signore ci troverà, saremo promossi o no. Se il Signore trovasse delle anime come quella di Caino o quella di Giuda, allora l'esame non è superato. Quanti sulla terra ebbero fede nell'inferno, là quelle pene saranno moltiplicate per sempre. Infelici! Il Signore assoggetta a una prova. La prova è triplice: prova di fede, prova di amore, prova di fedeltà, tre prove che formano poi in sostanza una sola prova per promuoverci al cielo. Una prova di fede: è necessario credere e chi non crede è già condannato e non ha più bisogno di altro. Non occorre neppure dire se sia necessario trovare in quell'anima dei peccati contro questa o quell'altra virtù, contro questo o quell'altro dovere. Il primo dovere è di credere. Credere a Dio, a Gesù Cristo, alla redenzione, alla Chiesa. Credere nella remissione dei peccati, alla risurrezione della carne, alla vita eterna, al Paradiso. Credere ai Sacramenti, all'efficacia del Battesimo, della Cresima, dell'Eucarestia, della Confessione. Credere che Gesù Cristo ci ha tracciato la via del cielo e dobbiamo passare per quella via imitando lui, vivendo come Egli è vissuto. « Qui non crediderit condemnabitur »: Chi non crederà sarà condannato (Mc 16,16). Il Signore per aiutarci ci ha fatto proporre le verità, per mezzo della Chiesa, dei catechismi e dell'istruzione religiosa in generale. Noi dobbiamo credere, perché lì è la radice di tutta la salvezza, di tutta la santità. Se manca la radice, la pianta non cresce e non dà frutti. Quanti non credono, o almeno praticamente vivono come se non credessero! Quando si combatte Gesù Cristo la Chiesa, la dottrina cattolica, manca la fede e, di

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conseguenza, non c'è la prova relativa. Per grazia di Dio noi siamo stati illuminati e tutti i giorni ripetiamo il "credo" di cuore e protestiamo di credere all'Eucarestia, al valore della Messa, al valore della Comunione, alla bellezza e alla preziosità della visita al SS. Sacramento. Crediamo! Una seconda prova: prova di amare il Signore. Vi è chi ama solo il denaro, teso solo verso questo, anche a costo di calpestare la legge di Dio. Vi è chi ha solo in mente l'onore, le posizioni, anche a costo di offendere il Signore. Vi è chi va cercando solo il piacere e cerca solo le soddisfazioni e a volte le più sensuali, le più basse. Questo è contrario all'amore di Dio. L'amore di Dio vuol dire trovare in Lui riposo, pensare che Lui è la nostra pace, la nostra salvezza, ordinare la vita a Dio, al Paradiso. L'amore di Dio è un sentimento profondo dell'anima, la quale vuole il Signore e vuole operare per il Signore, vuole il Paradiso e vuole operare per il Paradiso. Dire: faccio questo per amor di Dio, è come dire: faccio questo per il desiderio del Cielo, per la mia salvezza, perché in Paradiso si vedrà Dio, si possederà Dio, eterna felicità e sommo bene. Dobbiamo anche amare il prossimo rispettandolo e aiutandolo. In terzo luogo vi è una prova di fedeltà. Bisogna cioè obbedire a Dio, osservare i comandamenti e quindi obbedire ai superiori legittimamente costituiti. Poi, chi vuole, va più avanti; ascolta Gesù anche nei desideri, che sono i consigli evangelici, cioè la povertà volontaria, la castità volontaria, e l'obbedienza volontaria. Poi vi è ancora chi va più avanti e ascolta i sospiri del Cuore di Gesù: datemi anime. Gesù ha una grande sete di anime, e vi sono persone che hanno la stessa sete di Gesù e vorrebbero portare a Lui un'acqua fresca che estingua la sua sete. E l'acqua fresca che si può portare a Gesù perché lo consoli sono le anime. Queste sono la bevanda che disseta Gesù. Non sentite qualche volta Gesù che dice: « Da mihi bibere »: dammi da bere (Gv 4,7). Gesù al pozzo di Sichem, rivolto alla Samaritana chiede: « Donna, dammi

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da bere ». Voi lo sentite un po' nella vostra anima che Gesù chiede: donna, dammi da bere. E quante anime lasciano tutto per dedicarsi completamente a Dio, al servizio, all'amore, alla salvezza del prossimo. Rispondiamo. Quindi questa triplice prova di fede, di amore e di fedeltà al Signore può essere di tre gradi: primo, nell'osservanza dei comandamenti; poi nell'osservanza dei consigli evangelici, se si è chiamati; e terzo, nella pratica dell'apostolato, cioè nel servizio al prossimo, o compiendo una delle sette opere di misericordia corporali, o una delle sette opere di misericordia spirituali, specialmente quella dell'istruzione nella religione cattolica per illuminare le anime. Ecco la triplice prova che tutti devono dare in qualche maniera. Notiamo subito però che vi sono nella Chiesa di Dio tre specie di Istituti. Tutti possono mirare alla perfezione, ma vi sono tre specie di Istituti che si chiamano: « gli stati di perfezione », dove si tende al centuplo e si vuol dare al Signore una prova di maggior amore, di maggior fede e di maggior carità per il prossimo. Gli Istituti Religiosi si distinguono in tre categorie: la prima è quella degli Istituti di vita contemplativa, come quello delle Trappiste, delle Francescane di vita claustrale, e di tante altre istituzioni di vita claustrale in cui le persone si dedicano soltanto alla preghiera e al lavoro. Il lavoro è obbligatorio per tutti, sia nella vita contemplativa che nella vita attiva. Il lavoro è dovere di natura, quindi bisogna che tutti lavorino. È la penitenza che Dio ha dato all'umanità: « Mangerai il pane col sudore della tua fronte » (Gen 3,19). Questi Istituti, che si chiamano contemplativi, danno una prova di amore, di fede e di apostolato; ma di apostolato con la preghiera, vivendo nella vita chiusa, cantando il divino ufficio, assistendo alla Messa, eccetera; essi intendono esercitare l'apostolato in quella forma. La seconda categoria è quella degli altri Istituti nei quali alla vita contemplativa si aggiunge la vita attiva.

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La vita contemplativa, cioè la preghiera, è obbligatoria per tutti gli Istituti, ma vi sono quelli in cui si aggiunge molta attività, come ad esempio le Salesiane. Hanno le loro pratiche di pietà quotidiane, ma poi hanno l'attività esteriore nelle scuole. Così pure le suore del Cottolengo che sono così numerose, o le Figlie della Carità. Hanno tutte la loro parte di vita contemplativa, ma insieme uniscono la vita attiva. Negli ultimi tempi la Chiesa ha approvato tante Congregazioni di questo tipo, in cui alla vita contemplativa si aggiunge la vita attiva. La Famiglia Paolina è di questo genere. Ricordiamo i Gesuiti, i Salesiani e poi tante altre istituzioni femminili e maschili, le quali si chiamano Congregazioni Religiose. Non più Ordini, come i contemplativi, ma Congregazioni Religiose, dove si unisce la vita contemplativa alla vita attiva. Per esempio le predicazioni, le missioni, la scuola cristiana, le opere caritative di aiuto agli orfani, ai vecchi, agli infermi in generale, l’apostolato della gioventù femminile, le opere di catechismo, eccetera, sono tutte istituzioni che mettono insieme la vita contemplativa con la vita attiva, cioè orazione e azione. Però queste due specie di Istituti, quelli contemplativi e quelli attivi sono sempre nella vita comune e quindi stanno nelle case proprie, vivono sotto un'obbedienza, sotto un governo e compiono quegli uffici che vengono designati dai superiori secondo la loro missione. Supponiamo i Salesiani o le Salesiane che si dedicano alla scuola: alla gioventù femminile le Salesiane e alla gioventù maschile i Salesiani. Ecco, essi compiono le opere dell'educazione della gioventù. Di più la Chiesa, vedendo come sono i tempi attuali, ha voluto dare vita ancora a un'altra istituzione in cui non è più necessaria la vita comune nel senso ordinario. Cioè non è più necessaria quella convivenza continua in una casa determinata, in vita comune del tutto: cioè abito comune, vita in comune, casa comune non sono necessari. Ha approvato perciò gli Istituti Secolari, i cui membri tendono alla vita di santificazione e possono guadagnare gli stessi

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meriti della vita comune. Inoltre si danno all'apostolato più liberamente e in quanto alla vita, generalmente ciascuno vive nella propria famiglia, oppure vive libero nel mondo, negli uffici, negli impieghi che ha nel mondo. Vi sono poi anche quelli che vivono in maggior parte in comune. Quindi di questi Istituti Secolari ve ne sono di tre specie, ma d'ordinario i più sono costituiti così: vivono la vita comune in minima misura, partecipando cioè agli otto giorni di esercizi annuali e facendo qualche visita alla casa dove vi sono le persone che presiedono, che governano. Da qui ricevono comunicazioni e si lasciano guidare da queste. C'è la stessa pietà, il medesimo indirizzo spirituale, e la guida nelle cose che riguardano la loro vita ordinaria nella maniera che dopo dobbiamo considerare e spiegare. Dunque abbiamo tre specie di Istituti: I) Gli Ordini o quegli Istituti che si chiamano contemplativi. 2) Gli Istituti in cui la vita contemplativa si unisce alla vita attiva, ma sempre in vita comune. 3) Poi Pio XII vedendo i tempi moderni e tante anime assetate di perfezione che vogliono dedicarsi al bene per mezzo degli apostolati moderni, ecco, ha equiparato, ha riconosciuto queste persone che si uniscono in società per un determinato apostolato e che pure praticano i consigli evangelici. Apostolato libero però, ciascuno secondo la sua condizione. Questi Istituti si chiamano o semplicemente Istituti oppure si chiamano Istituti Secolari. Occorre pensare che i membri di questi Istituti fanno propriamente quello che dicevo prima, e cioè guadagnano i meriti della vita cristiana, i meriti della vita religiosa e i meriti dell'apostolato. Danno quindi al Signore una prova di amore più intenso, una prova di fede più viva, una prova di fedeltà più precisa; quindi superano le tre prove. Vedete, è un po' come se facessimo questo paragone. Supponiamo che un giovane studi e porti avanti gli studi fino al liceo. Sono studi press'a poco uguali per molti,

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perché tante volte il liceo si deve seguire da quelli che prendono in seguito carriere diverse. Quelli si paragonano fin lì alla vita del cristiano. Supponiamo invece che una signorina prenda la via dell'Università e studi legge. Essa diventerà avvocatessa. Quindi sale in su, conquista un grado in più di istruzione che le permetterà una professione civile, una posizione sociale. Poi vi può essere una persona che faccia ancora studi superiori, prenda parte a concorsi e possa impartire l'insegnamento universitario. In questo caso fa del bene agli altri, cioè forma, ad esempio, altri avvocati perché ha sotto di sé altri studenti e studentesse in legge. Per fare un paragone si potrebbe dire che l'istruzione comune corrisponde un po' alla vita cristiana; che l'istruzione specifica, che ho detto "legge", ma che potrebbe essere invece medicina o altra professione, corrisponde già alla vita religiosa; e che l'insegnamento più alto corrisponde all'apostolato. Quindi come tre gradi. Dove si vuole arrivare nella nostra vita di santificazione? A quale punto di gloria celeste noi tendiamo? Ecco qui il problema di questi giorni. Ho detto che negli Istituti Secolari si guadagnano i meriti della vita religiosa, contemplativa e attiva, e si aggiunge poi l'apostolato libero. E i voti che si praticano in questi Istituti Secolari sono voti semi-pubblici, riconosciuti dalla Chiesa, e sono voti sociali. Quindi abbiamo il grande vantaggio di essere sicuri di camminare sulla via della perfezione, perché si è guidati dalla Chiesa. La Chiesa dà il programma, approva i regolamenti e dice di camminare secondo questi. Così uno è certo di camminare in una spiritualità giusta e non ha più bisogno di cercare direzioni, spiritualità, libri vari; di voler, supponiamo, trattare un po' una spiritualità, un po' un'altra, un po' la spiritualità domenicana, un po' quella francescana. Uno si mette in una via in cui è guidato dalla Chiesa e sta sicuro di camminare nello stato di perfezione. Dobbiamo poi andare più avanti per distinguere la

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perfezione che si consegue nel mondo, dalla perfezione che si consegue nello stato secolare o nello stato religioso. Ringraziamo il Signore che è stato tanto buono e che Cl ha portato questa luce e siamo riconoscenti al Papa, il quale dice che ha veduto un gran numero di anime tutte assetate di amor di Dio e del prossimo, assetate di anime. Allora queste anime organizzate formano un Istituto Secolare. che Egli raccomanda vivamente.

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IDENTITÀ DEGLI ISTITUTI SECOLARI

Precisiamo adesso che cosa sono gli Istituti Secolari. I1 Papa dice che le Associazioni i cui membri per acquistare la perfezione cristiana e per esercitare pienamente l'apostolato professano nel mondo i consigli evangelici, affinché possano convenientemente distinguersi dalle altre comuni associazioni dei fedeli, si chiamano col loro nome proprio: Istituti Secolari, e sono sottoposti alle norme della Costituzione Apostolica « Provida Mater Ecclesia ». Sono associazioni, cioè unioni di persone le quali hanno il medesimo scopo: la santificazione e l'apostolato. Queste associazioni possono avere la loro personalità giuridica. I fini allora sono due: acquistare la perfezione ed esercitare l'apostolato. La perfezione si può acquistare anche nel mondo e senza essere iscritti propriamente a un Istituto religioso o secolare; ma iscrivendosi agli Istituti Secolari si entra nello stato di perfezione. Non solo si lavora quindi per la perfezione, ma si entra in uno stato il quale è riconosciuto dalla Chiesa ed è capace di portare alla perfezione, alla santificazione. E coloro che vi fanno parte si possono chiamare religiosi in quanto alla sostanza, cioè sotto l'aspetto teologico e ascetico, anche se non sotto l'aspetto giuridico. Essi sono sostanzialmente religiosi, pur vivendo in famiglia, pur vivendo in mezzo al mondo. E si chiamano secolari proprio perché vivono nel secolo, cioè nel mondo. Vivono come gli altri senza distinguersi esteriormente, perché non hanno abito proprio, perché non conducono vita comune, perché esercitano gli uffici e i lavori degli altri, ma in più lavorano per esercitare propriamente l'apostolato.

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Il Papa dice che le anime che nel mondo aspirano a iscriversi agli Istituti Secolari devono bruciare di amore di Dio e tradurre la loro vita in apostolato. Questa istituzione quindi raccoglie quelle anime che vogliono consacrarsi a Dio mediante i tre voti di povertà, castità, obbedienza, nella maniera che è possibile nel mondo. E i voti che si fanno non sono voti semplicemente privati. Supponiamo che uno possa fare il voto col consiglio del confessore, il voto di castità ad esempio; quello è un voto assolutamente privato. La Chiesa non entra, non lo riconosce. Invece i voti che si emettono in queste istituzioni sono semi-pubblici e sociali e riconosciuti dalla Chiesa. Si fanno innanzi alla Chiesa che li accetta, li riceve, li riconosce e guida i membri di questi Istituti nel compimento, nell'adempimento delle promesse, degli impegni, dei voti fatti. Questi si chiamano Istituti Secolari. Ve ne sono alcuni i cui membri vivono, escluse poche eccezioni, in comune; altri in cui la vita comune, in senso materiale, è vissuta da pochi; altri nei quali i membri vivono parte in comune e parte nel mondo, secondo ciò che può meglio servire ai due fini della santificazione e dell'apostolato. Vuol dire che i membri di questi Istituti o vivono quasi tutti in comune, o parte in comune e parte invece in mezzo al mondo. Oppure vivono quasi tutti nel mondo. eccetto la direzione, il governo che ha sede in case proprie. L’istituto delle Annunziatine ha i membri che vivono quasi tutti in casa propria. La casa propria può essere quella della famiglia, oppure possono vivere anche da soli. Perciò si chiamano secolari. L'apostolato si deve esercitare pienamente, infatti bisogna che la loro vita sia ordinata ad aiutare le anime, attraverso i vari modi che si presentano. Gli apostolati sono molti: vi è l'apostolato del buon esempio, della preghiera, della sofferenza, dell'organizzazione cattolica, della parola, per esempio attraverso il catechismo; delle opere, quando si aiutano opere sociali

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che hanno un fine particolarmente orientato al sollievo del popolo, al sollievo dei bambini, degli orfani, dei vecchi, eccetera. L'apostolato può essere tanto vario. Per esempio, vi sono Istituti Secolari che hanno tutte opere sociali, altri che hanno tutte opere caritative, altri tutte opere di istruzione religiosa, altri tutte opere di aiuto alle missioni. L'apostolato si può compiere o in parrocchia, o nell'ufficio in cui uno si trova, o in famiglia, o si compie in mezzo alla società. Ad esempio, questo apostolato può essere la diffusione della stampa cattolica, oppure l'apostolato attraverso il quale particolarmente si aiutano le vocazioni. Vi è un Istituto Secolare i cui membri si impegnano a scoprire i chiamati, sia i giovani che potrebbero entrare negli Istituti Religiosi o nei Seminari, sia le giovani che potrebbero entrare negli Istituti religiosi femminili. Con la loro azione aiutano questi giovani ad arrivare alla propria vocazione. Vi è un Istituto a Parigi i cui membri fanno una grande opera di carità verso gli infermi. Le parrocchie sono tanto grandi e il parroco non può conoscere sempre tutti gli infermi della parrocchia. Questi membri scoprono gli infermi, li avvicinano e portano loro sollievo materiale se ne hanno bisogno e, più di tutto, li preparano a ricevere la visita del sacerdote affinché possano morire riconciliati con Dio. Qualche volta, rifiutando i malati il sacerdote, essi possono aiutarli a fare un atto di dolore e se questo dolore è perfetto potrà servire per riconciliarli con Dio e morire nella pace del Signore. Così vi sono tanti altri Istituti Secolari che sorgono qua e là secondo le necessità dei tempi. L'apostolato dei membri ha carattere personale, non collettivo. Che cosa significa questo? L’istituto in genere non ha un apostolato suo proprio, come possono averlo, ad esempio le Salesiane che educano la gioventù femminile come loro apostolato specifico. Invece negli Istituti Secolari i membri esercitano il loro apostolato e quindi ci possono essere tanti apostolati quante sono le persone.

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Una può svolgere l'apostolato catechistico, un'altra farà l'apostolato della gioventù o lavorerà nel patronato della giovane, o lavorerà invece per l'educazione cristiana. Quindi possono esserci cento persone e cento apostolati, oppure Vi possono essere varie persone che hanno lo stesso apostolato, ma uno lo fa piuttosto in un modo e l'altro lo fa piuttosto in un altro. Chi scrive sui periodici cattolici e i libri cattolici fa la redazione, e chi diffonde la stampa fa la propaganda. Sono due apostolati che ne formano uno solo, quello delle edizioni cattoliche. Questi Istituti possono diffondersi in tante diocesi. Abbiamo relazioni dal Portogallo, oggi anche dalla Francia, dalla Spagna, dall' America. L’istituto delle Annunziatine va diffondendosi. In un posto possono fare, supponiamo, un laboratorio per dare lavoro alla gioventù femminile. Preparano, ad esempio, paramenti per le chiese povere o per le cappelle delle missioni. Possono fare, secondo i casi, un apostolato come impiegate negli uffici pubblici, presso associazioni, industrie, ministeri. L'apostolato quindi è varissimo e si può compiere nella maniera in cui ci si è preparati. Per una persona sarà un apostolato più semplice, per un'altra sarà diverso. In generale è prescritto il segreto, e cioè in una famiglia vi può essere un membro dell’istituto delle Annunziatine senza che gli altri membri della famiglia lo sappiano. Il segreto in qualche istituzione è prescritto, in altre e consigliato. La Santa Sede governa questi Istituti. I principali documenti che reggono gli Istituti Secolari, come quello delle Annunziatine, sono: 1) la Costituzione Apostolica "Provida Mater Ecclesia" di Pio XII, 2) la "Legge Propria" degli Istituti Secolari, 3) il Motu Proprio "Primo Feliciter" in lode e approvazione degli Istituti Secolari. Poi vi sono le istruzioni sugli Istituti Secolari e la Costituzione apostolica "Sedes Sapientiae" che riguarda particolarmente la formazione dei membri. Gli Istituti Secolari oltrepassano il numero di duecento.

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Il nostro è uno. Pio XII scrive: « Il degnissimo Signore il quale senza accettazione di persone, più e più volte invitò i fedeli di ogni luogo a perseguire e a praticare la perfezione, con mirabile consiglio della sua divina provvidenza dispose che anche nel secolo depravato per tanti vizi, specialmente ai nostri giorni fioriscano ed ancora vadano in aumento folte schiere di anime elette le quali bruciano dal desiderio di santificarsi, ma rimanendo nel mondo, per speciale vocazione di Dio, possono trovare nuove ed ottime forme di associazioni perfettamente rispondenti alle necessità dei tempi, nelle quali possono condurre una vita particolarmente adatta all'acquisto della santità e all'esercizio dell'apostolato ». Vi sono molti vantaggi derivanti da questi Istituti Secolari. I vantaggi sono: 1) è resa possibile la vita di perfezione a tantissime persone altrimenti impedite. In queste parrocchie, in queste diocesi vi sono tanti giovani che desiderano la perfezione e ne sono impediti; e sono persone alle volte capaci della maggior santità e di efficacissimo apostolato. Allora mediante questi Istituti, che permettono che i membri restino nel mondo, la perfezione è resa possibile per queste persone obbligate a stare in famiglia, o anche tenute a stare nel loro ufficio. Vi sono persone che se venissero via dal loro ufficio per farsi suore, ad esempio, sarebbe a discapito del bene e quindi non sarebbe il maggior bene per loro consacrarsi nella vita e nella comunità strettamente religiosa. E allora è possibile acquistare la perfezione pur rimanendo nei loro uffici. 2) Viene portato così nel seno delle famiglie, della società e di tutte le attività umane, la vita di completa perfezione. Vi sono alle volte gruppi, magari piccoli, di giovani in una parrocchia che sono di esempio e sono quelle che sostengono tutta l'attività cattolica e danno l'aiuto alla parrocchia per il maggior bene dei bambini, degli adulti, delle madri, delle giovani, eccetera. Vi sono persone che in famiglia sono veri gigli che profumano la casa, perché sono guidate nella via della perfezione e quindi santificano

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se stesse e spandono attorno il profumo della loro virtù. 3) È enormemente agevole, esteso e intensificato l'apostolato in innumerevoli ambienti, professioni, organizzazioni, chiuse ordinariamente ai religiosi, ai sacerdoti e alle suore. Le suore non possono entrare dappertutto, così pure i sacerdoti. Invece questi membri che esteriormente appaiono come tutti gli altri, possono arrivare là dove non arriva il sacerdote. Ad esempio, operano molto in certi ambienti sociali dove la suora non farebbe certamente bella figura. Così pure durante le persecuzioni contro la Chiesa. È questo uno dei vantaggi propri degli Istituti Secolari. Essi sono nati dopo la rivoluzione francese, quando c'era la persecuzione contro i sacerdoti, le suore, i religiosi. Allora, per salvare la società, tante persone si sono riunite in associazioni e hanno formato come un Istituto Secolare. Tali membri non possono essere perseguitati, perché nessuno li conosce. Neppure possono rubare loro i beni come hanno fatto ai conventi, al clero, ai vescovadi, eccetera, perché sono cittadini come gli altri e per togliere i beni a loro dovrebbero prima conoscerli e dovrebbero fare una legge per togliere tutti i beni ai cittadini, a qualunque classe appartengano. Questi consacrati sono come il sale che entrando nelle vivande porta sapore a tutto il cibo. Sale della terra e luce del mondo. Parlando degli Istituti Secolari maschili, quanti entrano là dove c è la persecuzione come in Ungheria, Polonia Russia, fanno magari un mestiere qualunque e poi entrano nelle famiglie e insegnano il catechismo. Se sono religiosi o sacerdoti potranno anche, dissimulandosi, celebrare la messa in case private, celebrare i battesimi, i matrimoni. Gli Istituti Religiosi meglio organizzati ed attivi hanno provveduto a fondare Istituti Secolari facendoli vivere del loro spirito e del loro apostolato; di essi si servono largamente. Così i Gesuiti hanno L’istituto Secolare che

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svolge una missione che essi stessi non potrebbero svolgere. Ora la Famiglia Paolina ha i due Istituti, uno maschile dedicato a san Gabriele e l'altro femminile dedicato a Maria SS. Annunziata. Perché? San Gabriele è il santo che ha annunziato la redenzione all'umanità, prima al profeta Daniele, poi a Zaccaria padre di san Giovanni Battista e poi a Maria Santissima. Quindi san Gabriele che annunzia e Maria che accetta l'annunzio, rappresentano i due Istituti, san Gabriele e Maria SS. Annunziata. Per l'entrata si fa all'incirca come negli Istituti Religiosi. Voglio leggere alcune parole che servono di conclusione: « Vi è oggi un discreto numero di giovani che desiderano consacrarsi al Signore in una vita di maggior perfezione e dedicarsi nello stesso tempo all'apostolato per la salvezza delle anime. Una parte di queste giovani non ama portar l'abito religioso, oppure ha uffici in società che non conviene abbandonare, o una salute non adatta alla vita pienamente in comune; o vorrebbe un apostolato più moderno e corrispondente ai bisogni attuali, diverso da quello che viene esercitato dalle religiose propriamente dette, o, pur desiderando una vita bene diretta, ha bisogno di tanta libertà nell'iniziativa, così da esplicare le tendenze e tutti i talenti propri e poter intervenire con agilità nelle necessità nuove, sia pure con la sicurezza di agire nel merito dell'obbedienza. Quindi molte giovani o per l'età, o per la salute, o per il carattere, o per l'impegno che hanno in società, o per la famiglia, eccetera, non possono entrare nella vita propriamente religiosa, non possono farsi suore. E allora ecco il modo di guadagnare i meriti della vita religiosa: rimanere nel mondo, santificarsi lì e compiere un vasto apostolato, un apostolato moderno secondo le possibilità e le circostanze ».

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VOCAZIONE E APOSTOLATO

Il Papa Pio XII scrive: « Con quanta cura e materno affetto la Chiesa, madre provvida, si sia sforzata di rendere sempre più degni del loro celeste proposito ed angelica vocazione e di ordinare sapientemente la vita dei figli della sua predilezione, che, consacrando tutta la loro vita a Cristo Signore, liberamente lo seguono per l'ardua via dei consigli evangelici, lo attestano i frequentissimi documenti e monumenti dei Sommi Pontefici, dei Concili e dei Padri, e lo dimostrano abbondantemente tutto il corso della storia ecclesiastica ed il progressivo sviluppo della disciplina canonica fino ai nostri giorni ». Cioè, in tutti i secoli vi sono state anime ardenti di amore di Dio e figli affezionati che amano la Chiesa di Gesù Cristo e le anime; e allora si sono dedicate a fare del bene e hanno convertito la loro vita in consacrazione a Dio, nell'osservanza dei consigli evangelici. Amare Gesù non soltanto come richiedono i comandamenti, ma amarlo di più, fino a consacrarsi totalmente a Lui, e amare le anime fino a dedicarsi ad esse in quegli ambienti e in quegli apostolati che sono difficili. Quindi il Papa dà la possibilità a queste anime che bruciano di amore di Dio e che vogliono compiere l'apostolato, di acquistare la perfezione nel mondo e avere gli stessi meriti della vita religiosa e nello stesso tempo i meriti dell'apostolato. Quanto è preziosa questa disposizione del Papa! le per questo che nascono tanti Istituti Secolari secondo i bisogni della Chiesa e della società. Perciò il Papa dice che si predichi che il vivere in verginità, secondo i consigli evangelici, è maggior bene che passare al matrimonio

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e avere il compito di buone madri, di buoni padri di famiglia, perché è un tipo di vita che imita più da vicino la vita della Vergine Maria, di san Giuseppe, di Gesù. Il cristianesimo c'era tutto in quella minuscola sacra Famiglia, c'era il capo e c'erano i due più preziosi membri della Chiesa, cioè la Vergine benedetta e san Giuseppe. Erano vergini e tutti consacrati a Dio e alla redenzione della umanità. Il Signore si sceglie nel corso dei secoli tante anime generose. San Paolo, nelle sue Lettere e negli Atti degli Apostoli, ricorda una sessantina di suoi amici e collaboratori, tra cui una quantità di donne che avevano cooperato con lui alla predicazione del vangelo e alla assistenza dei primi cristiani nelle loro necessità. Perciò la verginità è superiore al matrimonio. San Paolo dice: « Colui che sposa la sua figlia fa bene, colui che invece la consacra a Dio, fa meglio » (1 Cor 7,37-38). Chi prende la vita del matrimonio, perché quella sembra la sua strada fa bene, ma ha il cuore diviso. Conservare invece tutto il cuore a Dio è immensamente superiore. Il Papa afferma che vi sono alcuni che pensano sia meglio lavorare nell'Azione Cattolica piuttosto che entrare negli Istituti e quindi consacrarsi a Dio. Nell'Azione Cattolica vi possono essere certamente dei membri che vivono in celibato; ma altro è vivere in celibato e operare nell'Azione Cattolica e altro è operare nell'Azione Cattolica ed essere membro di un Istituto Secolare, perché qui la pietà, la formazione, la spiritualità, è regolata, ordinata, riconosciuta dalla Chiesa. E mettersi cioè in 1mo stato particolare. Gli stati sulla terra sono tre: lo stato coniugale, lo stato sacerdotale, lo stato religioso. I membri degli Istituti Secolari appartengono allo stato religioso. Quindi ecco ciò che è certo: il Sacerdote già fa bene, ma può fare un passo di più entrando ancora negli Istituti Secolari. Il Papa inoltre dice che tutti i fedeli, tutti i membri dell’Azione Cattolica, tutti i sacerdoti devono appoggiare le vocazioni agli Istituti Secolari, scoprirle, aiutarle,

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condurle avanti, perché arrivino fino ad emettere i loro voti. E conclude esortando i membri delle associazioni cattoliche ad aiutare coloro che mostrano una certa vocazione perché entrino negli Istituti Secolari, se questa è la loro tendenza. I dirigenti poi, e gli assistenti dell'Azione Cattolica e delle altre associazioni di fedeli, nel cui seno si educano a vivere una vita tutta cristiana e si iniziano all'esercizio dell'apostolato un così gran numero di Dio vani eletti, i quali si sentono chiamati a una vocazione soprannaturale, siano questi aiutati a raggiungere una perfezione più alta negli Istituti Secolari o nelle Congregazioni Religiose, se la loro vocazione fosse tale. Abbiamo visto però che negli Istituti Secolari c'è una larghezza maggiore in quanto si possono accettare persone che hanno oltrepassato i 25 anni, cosa che ordinariamente non avviene nelle Congregazioni e negli Istituti Religiosi che accettano fino ai 25 anni; e, inoltre, si possono accettare anche persone che per vari motivi non starebbero bene nelle Congregazioni Religiose. Vi sono persone che hanno un cuore tanto generoso, fino ad intraprendere opere nuove e non potrebbero essere vincolate in una regola ben precisa, in un orario; eppure vogliono operare del bene. Perciò l'Azione Cattolica e le varie associazioni di fedeli aiutino questi ad entrare negli Istituti Secolari. Nel Motu Proprio "Primo Feliciter" leggiamo: « Raccomandiamo con animo paterno di promuovere generosamente queste sante vocazioni », quelle cioè che sono inclinate verso questo genere di vita, e di offrire la loro collaborazione non solamente alle Congregazioni Religiose, ma anche a questi Istituti Secolari che sono provvidenziali, e di servirsi volentieri della loro attiva collaborazione, sempre però rispettando la disciplina interna dei medesimi. Perciò certi Istituti Religiosi, come i Salesiani, i Gesuiti e in generale gli Istituti più forti della Chiesa, organizzano, affiancandoseli, gli Istituti Secolari. Così è pure della Famiglia Paolina. Leggiamo ancora nel "Primo Feliciter": « Lo Spirito

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Santo che ricrea e rinnova incessantemente la faccia della terra, desolata e deturpata ogni giorno più da tanti e così grandi mali, ha chiamati a sé con insigne e speciale grazia molti dilettissimi figli e figlie, che con grande affetto benediciamo nel Signore, affinché, raccolti e ordinati negli Istituti Secolari, per il mondo insulso e tenebroso, al quale non appartengono e in cui tuttavia, per divina disposizione, debbono rimanere, siano sale inesauribile che rinnovato per mezzo della vocazione, non diventa insipido; luce, che tra le tenebre del mondo, illumina e non si estingue; e modico ma efficace fermento, che operando sempre e dovunque e penetrando in tutte le classi sociali, dalle più basse alle più alte, si sforza con la parola, con l'esempio e con tutti i modi di raggiungere e permeare tutti e singoli, finché informi in tal modo la intera massa che fermenti tutta in Cristo ». Naturalmente ci vuole la vocazione. Che cos'è la vocazione? E una inclinazione, un desiderio di abbracciare un certo tipo di vita. In senso largo il termine vocazione si può applicare anche a quelli che abbracciano il matrimonio; ma in senso proprio si applica a quelli che hanno desiderio e vogliono abbracciare una vita di consacrazione e di esercitare l'apostolato. La vocazione comporta quindi un'inclinazione, un desiderio, un'affezione a una vita tutta spesa per il Signore e per le anime. Accanto a questi elementi è necessario poi che si abbia istruzione adeguata e salute sufficiente per fare certi apostolati; ma tutti hanno la salute necessaria, anche le malate, perché allora sono i membri cari a Gesù, le membra vive e sofferenti del corpo mistico della Chiesa. Innanzi tutto quindi l'inclinazione e il desiderio. E per questo è naturale che ognuna faccia la domanda se intende entrare in un Istituto Secolare. In tali Istituti vi è un fine generale che per tutti è la santificazione, e un fine particolare che è l'apostolato. Citiamo alcuni esempi di apostolato: le Missionarie degli infermi, che curano i malati; i Servi della Chiesa, che si

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impegnano di aiutare i Vescovi con ministeri apostolici; l’Opus Dei che ha per fine di perfezionarsi santificando il lavoro professionale e curando lo spirito cristiano tra le persone colte; L’istituto di Nostra Signora del Lavoro è sorto quando Leone XIII emanò l'enciclica "Rerum Novarum", per gli operai; L’istituto è sorto perché si realizzasse quello che il Papa insegnava nella sua enciclica. Poi vi sono numerosi altri Istituti, che abbracciano dall'apostolato del buon esempio fino all'apostolato che porta al vero martirio. Sulla terra, specialmente nelle nazioni d'Oriente, vi sono ancora 10 milioni di lebbrosi e vi è stata una iniziativa per aiutare questi lebbrosi che sono raccolti insieme, mandando loro soccorsi. Alcuni hanno poi voluto andare personalmente a servirli, ad aiutarli fino, qualche volta, a prendere lo stesso male: sono i martiri della carità. Vi sono tanti teologi, i quali asseriscono che morire per il prossimo è martirio; morire, per esempio, a servizio dei malati, dare la vita per riscattare gli schiavi come hanno fatto molti religiosi, dare la vita per le missioni, in opere di carità, eccetera. Dare la vita nei vari apostolati della parrocchia, della famiglia, dell'ambiente sociale in cui si vive, nella diocesi, nella Chiesa in generale, è carità. « Chi ama più di colui che dà la vita per il prossimo? », così ha detto Gesù. Vi sono anche Istituti nei quali anzitutto si organizzano le adorazioni. Il giovedì sera verso le 11 un Istituto inizia l'adorazione in una nostra chiesa dell'Argentina. In un altro luogo, un giorno alla settimana vi è l'adorazione per soli uomini e la protraggono per tutta la notte. La mattina si chiude con la comunione generale. Ho distribuito la Comunione verso le 4 del mattino, e non 6i finiva più, tanto erano numerosi gli uomini che si erano confessati e venivano alla Comunione; la Messa fu ben lunga allora, eppure ero aiutato da altri sacerdoti a distribuire la Comunione. Vi sono persone che si impegnano di fare l'ora di

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adorazione e costituiscono dei gruppi; si impegnano per i tempi difficili della Chiesa, oppure per riparare la bestemmia, per allontanare la stampa cattiva, per allontanare le persone dal cinema scandaloso il quale, purtroppo, nelle nostre città porta tanto male, particolarmente alla gioventù. Dall'apostolato più semplice all'apostolato più elevato, secondo la salute di ognuno, le circostanze, l’ambiente. Ora leggo alcuni apostolati che si possono esercitare: apostolato del cinema, cioè allontanare le persone dal cinema cattivo, procurare che non si diano scandali pubblici attraverso proiezioni immorali; apostolato della stampa, come scrittori, tecnici, propagandisti; apostolato della radio, apostolato della televisione, apostolato della scuola. Una può costituire le biblioteche parrocchiali e un'altra può fare la catechista. Ci è stato rivolto proprio in questi giorni un invito, perché costituissimo un gruppo per la formazione delle catechiste, offrendo la casa adatta allo scopo. Ma chi può andare a compiere questo apostolato? Bisogna sempre che ci siano anime generose. Le opere si fanno con le persone e se queste mancano le opere non si possono compiere. Tra gli apostolati ricordare quelli delle anime vittime, cioè gruppi di anime che si offrono per la conversione dei peccatori e dei popoli lontani dalla Chiesa; l’apostolato tra le persone di servizio, che molte volte trovano la rovina là dove vanno a cercare un pezzo di pane; l’apostolato dell'Azione Cattolica, che è il più conosciuto; l'apostolato missionario. Vi sono gruppi di persone che tengono per sé solo il necessario per vivere e danno tutti i risparmi alle missioni, o aiutano giovani che si preparano per andare in terra di missione. Vi è poi l'apostolato liturgico, ad esempio, persone che si impegnano a eseguire bene il canto liturgico in chiesa. Più in alto c'è l'apostolato dell'arte cristiana. Vi è poi l'azione dei laici nel campo catechistico e nella vita parrocchiale, l’apostolato per la famiglia, per l'infanzia, per la gioventù, l’apostolato della donna, l’apostolato della scuola, l’apostolato nel mondo

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dello sport, l’apostolato fra gli intellettuali, l’apostolato nelle professioni liberali; e vi sono anche gruppi di avvocati, di medici; l’apostolato nel mondo del lavoro. Un operaio in un'industria si è fatto promotore per la costruzione della chiesa in quel complesso di fabbricati di cui si compone l'industria. E lì poi ha provveduto che alla domenica vi sia la Messa e chi insegna il catechismo. Quest'oggi un sacerdote proveniente dalla Spagna mi ha detto che sono 5 i ministri iscritti negli Istituti Secolari e si adoperano affinché le leggi siano conformi allo spirito cristiano, affinché la scuola sia mantenuta nello spirito cristiano, la moralità pubblica sia tutelata, la stampa non offenda le cose sacre, il popolo possa avere il miglioramento morale e materiale necessario e conveniente. C'è, inoltre, l’apostolato dell'assistenza alle varie categorie sociali; l’apostolato dei malati nell'ambiente sanitario. Proprio oggi è partito da Roma il pellegrinaggio del personale sanitario per andare a Lourdes: c'è stato chi ha preso l'iniziativa. L'apostolato dell'opinione pubblica, per i problemi dell'emigrazione, per i problemi della gioventù. Poi ci sono le organizzazioni internazionali. Voi conoscete certamente l'apostolato del mare, e cioè quello mediante il quale si procura che sulle navi vi sia il cappellano, e all'arrivo nei porti trovino la chiesa quelli che desiderano partecipare alla Messa e ricevere i sacramenti. Poi vi è l'apostolato degli aeroporti, che permette alle persone che arrivano all'aeroporto di partecipare alla Messa, ai sacerdoti di celebrare, mettendo a disposizione orari, cappella, eccetera. In vari aeroporti ho potuto celebrare la Messa tra l'arrivo di un aereo e la partenza dell'aereo seguente. La protezione della giovane, le dame di carità di san Vincenzo, l’apostolato degli infermi e delle infermiere, 1' assistenza medico-sociale, l’apostolato della preghiera, l’ Armata Azzurra, la Legione di Maria, l’Unione dei Cooperatori Salesiani, l’Unione dei Cooperatori Paolini, l’Unione internazionale dei Piccoli Cantori, delle Figlie di Maria, dei farmacisti cattolici, i congressi internazionali di

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Cristo Re, sono alcune tra le tante istituzioni dove ognuna può trovare quello che le è più gradito, ciò in cui si sente di adoperare di più le sue forze. Possiamo concludere dicendo così: è la voce del Vicario di Cristo che ci invita, ci esorta, ci approva, ci loda e ci incoraggia. Allora chi si sente inclinata, chi ha vocazione, chi sente in sé un grande desiderio di amare il Signore e di aiutare le anime per la salvezza eterna, l’ascolti. E se tu avrai salvato un'anima, hai predestinato la tua. Salvando un'anima, assicuri la tua salvezza eterna. Non può andare all'inferno un'anima che ha mandato altre in Paradiso. Dio non lo permette.

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POVERTÀ

È utile che ci fermiamo alquanto a considerare i santi voti e il modo con cui si osservano. Parliamo prima del voto di povertà. È il meno eccellente perché più eccellenti sono la verginità e l'obbedienza. Con la povertà diamo a Dio, consacriamo a Lui i beni esterni; con la castità si consacra a Dio il corpo, con l'obbedienza si consacra a Dio l'anima, la mente, lo spirito. Quindi le proprietà e le stesse cose che usiamo, come il cibo, la casa, il vestito eccetera, tutto viene offerto con il voto di povertà a Dio, mentre con il voto di castità si consacra a Dio il corpo con tutti i sensi e con il voto di obbedienza si consacra a Dio la nostra libertà. Sono tre le concupiscenze dell'uomo, cioè sono specialmente tre le passioni che travagliano gli uomini, che li spingono al male; queste tre concupiscenze, se vogliamo salvarci, bisogna regolarle, dominarle e condurle al bene. La prima concupiscenza è l'avarizia e, col voto di povertà, si combatte l'attaccamento alle cose terrene. La seconda concupiscenza è la carne, e cioè la lussuria e, col voto di castità, si domina questa passione. La terza concupiscenza è l'orgoglio e, con l'ubbidienza, dominiamo la superbia. Infatti è detto: tutto quel che è nel mondo è guasto, è cioè avarizia, lussuria e superbia. Ho detto che con il voto di povertà si consacra a Dio tutto, si fa Dio padrone, non usando più le cose come nostre, ma dando a Dio tutto quello che abbiamo, come il cibo, il vestito, la casa, la proprietà, i titoli, il denaro, ecc. Di tutto fare Lui padrone. Come mai? E questo a che cosa serve? Serve a questo scopo: dopo useremo queste cose

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come cose sacre, di Dio, e quindi le useremo bene. Se si hanno, supponiamo, dei denari, si useranno in bene; e se si hanno le cose che servono a coprire il corpo, cioè il vestito e altre cose connesse, come sono gli arredamenti dell’alloggio, il tutto è consacrato a Dio e ne faremo quell'uso che piace a Lui; non per ambizione, non per goderci le cose, ma in ordine a Dio, come Dio le ha date in uso, perché serviamo Lui e perché ci serviamo di queste cose a suo onore, secondo la sua volontà. Far Dio padrone di tutto, e allora si può dire che tutto ciò che abbiamo in casa e addosso e tutto quello che riguarda il vitto quotidiano, lo usiamo per mentenerci nel servizio di Dio e dell'apostolato. Veramente la preghiera di ringraziamento che si dice a tavola sarebbe più giusto esprimerla così: per mantenerci nel servizio di Dio e nel servizio delle anime, cioè nell’apostolato, perché le anime consacrate al Signore negli Istituti Secolari, intendono sempre usare tutto per il Signore e perciò per l'apostolato. Anche per la povertà guardiamo l'esempio di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio si è incarnato e ha preso l'essere umano nel seno della Vergine Santissima. Ha scelto una vergine poverissima e un padre putativo, Giuseppe, lavoratore. Poteva nascere da una imperatrice, ma è andato a nascere in Galilea, la regione meno stimata, e si è ritirato a Nazaret, borgo che aveva una cattiva nomea. Si diceva: « Può venire qualcosa di buono da Nazaret? Può nascere un profeta dalla Galilea? » (Gv 1,46). Ma è andato a vivere là. E per nascere ha scelto Betlem, ma non è nato nella città: « Non erat eis locus in diversorio »: non c'era posto per Giuseppe e per Maria all'albergo (Lc 2,7); Giuseppe è andato a cercarsi un rifugio nella campagna e là, in una grotta, nel corso della notte, è nato il Figlio di Dio incarnato. E dove l'ha messo Maria? Nella greppia, sopra un po' di paglia, coprendolo come poteva. Dunque Gesù, Figlio di Dio, padrone di tutto l'oro e di tutte le ricchezze del mondo, ha voluto scegliersi una grotta dove si rifugiavano solamente le bestie quando il cattivo tempo le

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sorprendeva nella campagna, e in una grotta che non era sua. E, posto sopra un po' di paglia, ha chiamato per primi i pastori, i poveri, che gli hanno portato le offerte e ha incominciato, diciamo così, a vivere di offerte, consegnate a Maria e a Giuseppe per i bisogni della santa Famiglia. Poi fu esule in Egitto. E la condizione di un esule, o di una famiglia che è obbligata per forza a stare in terra straniera, è una condizione penosa. E quando l'arcangelo avvertì Giuseppe che era morto Erode, nemico di Gesù, e che poteva quindi tornare in Palestina, Giuseppe, Maria e il Bambino andarono a Nazaret, dove c'era una casetta povera e, accanto alla casetta, un laboratorio di falegname. E lì visse Gesù Bambino, Gesù fanciullo, Gesù giovanotto, Gesù uomo fatto, guadagnandosi il pane col sudore della fronte. Considerarlo, contemplarlo lì al banco dove piallava, tagliava legna sotto lo sguardo della sua Madre Maria che filava la lana secondo l'uso di quei tempi. E quelli che lo conoscevano lo chiamavano il falegname del paese, come un falegname in una borgata, e quando era necessario qualche mobile e qualche altro strumento, ecco, si andava dal falegname. Fu chiamato il falegname: « Nonne hic est faber?»: questi non è il falegname? (Mc 6,3), dicevano quando poi lo sentivano predicare. Di dove ha imparato la sua scienza per parlare così bene e di cose così alte? Poi Gesù a 30 anni uscì per il ministero pubblico e si portò a Cafarnao, che fu poi il centro delle sue peregrinazioni. Come visse in quei 2 anni e pochi mesi della vita pubblica? Di carità. Il popolo gli faceva delle offerte e Giuda le conservava; e sappiamo in che modo le conservava, abusando purtroppo della fiducia di Gesù; poi accettava l'ospitalità in qualche casa per carità, per un po' di ristoro e qualche volta anche per dormire. Egli visse tanto poveramente che poté dire: « Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli hanno i loro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non ha una pietra dove posare la testa » (Lc 9,58). Egli non aveva

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niente di suo; come non era sua la grotta dove era nato, così nessuna pietra per sedersi, per riposarsi un momento era sua; così quando morì, il sepolcro dove fu posto non era suo, ma imprestato. Eccolo ancora quando viene spogliato degli abiti, quando la tunica viene giocata a sorte dai soldati sotto la croce. E la sua morte non avviene su un letto normale, ma su un letto di legno, una croce. La povertà estrema, perché Gesù ci voleva dare l'esempio. Al contrario, quante persone hanno l'ambizione degli abiti, la raffinatezza nel mangiare, la volontà di mostrarsi in case ornate, magari in ambienti lussuosi e sforzarsi di sembrare benestanti, anche quando non lo sono. Il Signore voleva dare le sue lezioni, è chiaro, come volle guadagnare il pane col sudore della fronte. Pensiamolo affaticato Gesù, e pensiamo che quel sudore valeva per la nostra redenzione come le sue gocce di sangue versate nell'orto degli ulivi. Imparare allora da Lui la santa povertà. Passiamo adesso a considerare come si pratica la povertà nell’istituto delle Annunziatine. I membri, oltre alla proprietà dei loro beni, nel senso che questi si continuano a possedere, hanno ancora la capacità di acquistare altri beni o per eredità, oppure facendo lavori che vengono pagati. I membri dell’istituto conservano pure l'amministrazione e l'uso degli stessi beni. Le Religiose non hanno l'amministrazione, questa è data a una persona che amministra in nome di tutte, quindi l'amministrazione è del convento; e l'uso, anche nel caso di un regalo, deve essere preceduto dal permesso delle loro superiore. Non è così per le Annunziatine. Esse conservano la proprietà, la capacità di acquistare altri beni, conservano l'amministrazione e l'uso degli stessi beni, però con cuore distaccato, dopo aver fatto di tutto un'offerta al Signore. A motivo del voto di povertà le Annunziatine si considereranno come semplici depositarie dei propri beni, non li amministreranno e non ne faranno uso se non nella debita dipendenza e controllo dei superiori. Dei loro beni hanno reso

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padrone il Signore e allora li amministrano come beni di Dio, se ne servono come beni suoi, con rispetto, tenendoli da conto, usandoli solo per il bene, per le necessità proprie e per le necessità di bene e di carità verso i poveri verso i meno abbienti e per l'apostolato. E usandoli, esse usano una cosa di Dio. Allora tutta la loro proprietà la considerano con grande rispetto, non ne fanno un uso qualunque e non la sciupano, non la sprecano. Tutto è Allora nell'esercizio della povertà che cosa c'è di diverso dai semplici fedeli? La differenza consiste innanzitutto nel fatto che i membri, alla fine del noviziato, faranno un testamento libero, provvedendo così alla destinazione dei loro beni dopo che saranno passati all'eternità. Inoltre presenteranno ai superiori lo stato del loro patrimonio e i proventi della loro vita professionale e metteranno per scritto l'uso che ne faranno. Se vi è qualche necessità, supponiamo, per la famiglia, per qualche opera buona, per la vita in genere, la renderanno nota, in maniera che abbiano come un'obbedienza nell'uso dei loro beni, in modo che obbedendo guadagnino dei meriti. Chi non è membro di questi Istituti, supponiamo, prendendo il cibo, lo fa come un fedele ordinario; ma chi è membro dell’istituto e ha emesso i voti, prendendo il suo cibo rettamente, compie il dovere naturale e serve a Dio perché è volontà di Dio che ci nutriamo. Poi sottoponendo ai superiori un preventivo delle spese che avrà nell'anno, come vorrà usare di quello che avrà, ecco che l'uso di questi beni avrà gran merito. Così pure per il vestito, per l'uso della casa, per tutto l'esercizio di quello che riguarda i beni esterni, i beni materiali. Come chi ha il voto di castità in questi Istituti ha doppio merito: ad esempio cacciando una tentazione impura, ha il merito della virtù e quello della religione; così avviene nella povertà. Allora la vita resta come in un ambiente soprannaturale ed è molto diverso. Anche se, supponiamo, una deve mantenere la mamma, quello diventa un doppio merito; un merito di pietà

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filiale per la mamma, e un altro merito per la virtù della religione, perché ha sottoposto ai superiori l'uso di ciò che le appartiene. Se vi è un piano di amministrazione si è più regolati. E se poi capiterà che nell'anno si avranno spese straordinarie, impreviste, allora potrà chiedere il permesso. E di più, quando queste necessità sono improvvise, si può interpretrare il permesso di dare anche in carità qualche cosa che non era preventivato. Poi alla fine dell'anno, quando si viene agli esercizi, si presenta il preventivo dell'anno seguente e si dà un po' di resoconto dell'andamento dell'anno trascorso. Questo serve per una amministrazione saggia, perché una potrebbe anche fare per larghezza di cuore una donazione straordinaria e non provvedere per sé nella vita, e potrebbe trovarsi in cattive condizioni; e quindi può essere consigliala in primo luogo a risparmiare. Poi quanto alla beneficenza o ad altre opere che si vorrebbero fare, camminare sempre con prudenza. Bisogna tener conto della condizione sociale, del soggetto nella applicazione pratica della povertà. Evidentemente il superfluo è ispirato soltanto dalla vanità, perciò è da escludere una spesa inutile. Con la virtù della povertà ogni membro si spoglia di ogni affetto disordinato ai beni temporali e ne sopporta con animo lieto anche le privazioni per amore di Gesù Cristo, e questo è l'aspetto più importante della povertà. Le Annunziatine tengono in gran conto la povertà volontaria che è fondamento, vigore e ricchezza di tutta la perfezione cristiana e dell'apostolato. Si astengono, perciò, dal superfluo e da tutto ciò che non è conveniente allo spirito di povertà. Quindi è bene tenersi nella condizione sociale a cui si appartiene, con decoro e con la moderazione che si deve praticare in quella condizione stessa. Non si facciano stranezze, non si facciano cose che diano nell'occhio. Del resto Gesù dai 12 ai 30 anni ha lavorato anche per mantenere la mamma, Maria; e quando a un certo punto è mancato Giuseppe, Egli era solo a sostenere la mamma.

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Le Annunziatine siano persuase che il lavoro, assieme agli altri sussidi che la divina provvidenza fornisce, è il mezzo ordinario e principale per provvedere alle necessità temporali e sostenere le opere di apostolato. Siano quindi diligenti nell'impiego del tempo. Non perdere mai tempo, trovare sempre qualche cosa da fare. Affinché ognuna si renda familiare e possa coltivare intimamente la virtù della povertà evangelica ripensi spesso agli esempi di Gesù e al suo insegnamento; a Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli » (Lc 6,20). Così nella povertà si trova la ricchezza per la vita eterna. Ognuna si sforzi di sradicare poco per volta ogni attaccamento alle cose temporali, si accontenti del necessario; anche spontaneamente, almeno con l'affetto interiore e umiltà, preferisca ciò che è meno vistoso. Vedete san Francesco d'Assisi. Egli ha stabilito che il suo Ordine fosse mendicante e quindi nel suo spirito era che i suoi figli, e cioè i Cappuccini, i Minori, eccetera, vivessero di carità. Nel vostro caso avere i beni e non attaccarvi il cuore è maggior perfezione. Come si spiega? La nostra vita è sempre più perfetta man mano che si modella sulla vita di Gesù, il quale lavorò, il quale visse di offerte nel ministero pubblico, il quale non aveva nulla di suo proprio, ma tutto usava in ordine a Dio, in ordine all’apostolato. Sono poche le persone che hanno la grazia di capire la preziosità della povertà; ma quando si prega, il Signore dà questa luce, dà la sapienza di considerare le cose della terra per quel che valgono. Servirsi di tutto secondo i bisogni e non abusarne mai, e vivere intanto una povertà che importa distacco, una povertà che provvede, una povertà che produce. Qualcuno potrebbe anche dire di non aver bisogno di lavorare per vivere. Ma c'è il comando di dare quel che è superfluo ai poveri, come dice il Vangelo; bisogna lavorare per produrre e se quello che si produce non è necessario per chi lavora, passa nelle mani dei poveri o nelle mani di chi deve compiere delle opere buone, per esempio offerte per l'apostolato.

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Vi è poi una povertà ancora più preziosa. Non tutti avranno la grazia di comprenderla: la povertà di quelle persone che chiedono la carità per far carità. Nella Chiesa di Dio tutte le opere che ci sono, sono frutto di beneficenza. Le parrocchie sono per beneficenza, i seminari sono per beneficenza, le chiese sono fatte per beneficenza: tutte le opere di Dio e anche gli Istituti per gli orfani, per i vecchi, per gli infermi, per l'educazione del popolo, sono per beneficenza. Se uno arriva anche al punto di chiedere carità per le opere buone, oppure per soccorrere gli indigenti, allora arriva a un grado di povertà che possiamo chiamare eroico. Usando per sé solo quello che è necessario e soccorrendo poi i bisognosi e compiendo le opere di apostolato con le offerte che si ricevono, si giunge alla povertà eroica.

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CASTITÀ E OBBEDIENZA

Il secondo voto è quello della castità. Questo voto comporta la conservazione del celibato e che si escluda ogni peccato interno ed esterno contro la bella virtù, la virtù che noi chiamiamo castità. Per l'osservanza di questo voto e l'importanza di questo voto non c'è particolarità da aggiungere, perché gli stessi mezzi che ci sono per mantenerci casti nella vita ordinaria, che già si conduce, sono ancora i mezzi che si adoperano e che si devono usare anche dopo emessi i voti. Quindi non aggiunge propriamente nulla. Però bisogna notare due cose: che chi dopo il voto mancasse contro la bella virtù, commette due peccati, uno contro la virtù e l'altro contro il voto. Secondo: tutte le volte che si osserva questa bella virtù, la castità, si fanno due meriti. Così che la vita di chi vive nella verginità è una vita in cui si raddoppiano i meriti, sia perché si osserva sempre la bella virtù della castità, sia perché si è accompagnati dalla virtù della religione che raddoppia il merito. Quindi ogni volta che si allontana un pericolo, supponiamo che una allontana una lettura che non va bene, esclude di assistere a una pellicola che non va bene, o evita gli sguardi non buoni, o caccia una tentazione interna, una fantasia non buona, tutte le volte che si vince il male, la tentazione, sempre si ha doppio merito, perché si pratica insieme la virtù e il voto. Allora è come se si raddoppiasse il bene nella vita. « O quam pulchra est casta generatio cum claritate »: Oh, quanto è bella la generazione casta! (Sap 4,1). E allora si segue veramente Maria, la quale attira a sé tante anime. Un esercito di anime lungo i secoli ha seguito Maria, la

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quale si era consacrata totalmente a Dio e ha conservato per privilegio di Dio la verginità, nonostante sia diventata la più eccelsa Madre, la Madre del Figlio di Dio incarnato. Per questo non vi è una necessità di spiegare maggiormente il voto della castità. Invece fermiamoci a considerare l'obbedienza. L'obbedienza è la virtù per cui diamo a Dio la nostra libertà, il nostro spirito. È il voto più perfetto. Bisogna, però, che distinguiamo bene quali sono i superiori e a chi si deve obbedire. Superiori sono anzitutto quelli che ci assistono. Superiore è Dio: osservanza dei comandamenti. L'osservanza dei comandamenti è sempre una pratica dell’obbedienza. Chi prega, chi rispetta il nome di Dio, chi santifica la festa, chi asseconda i propri superiori, chi esercita la carità, pratica sempre un'obbedienza. Obbedienza a Dio in primo luogo. Secondo: viene pure ad essere obbedienza l'osservanza dei voti, perché sono contenuti nel regolamento. Il regolamento degli Istituti Secolari comprende i voti; e allora ecco che praticando il voto si obbedisce nell'osservanza dei consigli evangelici. Si deve infatti osservare, in primo luogo, il regolamento che daremo più spiegato a suo tempo, man mano che si va avanti. Vi sono altri superiori. Può essere che una sia impiegata ed ha un suo superiore di ufficio, o il direttore dell’azienda, o del laboratorio. Allora non si fa l'obbedienza soltanto perché si è pagate o per timore di osservazioni, ma si considera il Signore in chi dispone, fosse anche una persona poco buona. San Pietro dice: « Subditi estote in omni timore dominis, non tantum bonis et modestis, sed etiam dyscolis »: obbedite ai vostri superiori anche se non sono buoni (1 Pt 2,18); perché voi obbedendo acquistate il merito. Si deve obbedire ogni volta che comandano cose lecite; non si deve mai obbedire quando quello che è comandato è illecito, è cattivo. Altri superiori. Se si è iscritti all'Azione Cattolica, assecondare chi la dirige, obbedire anche al parroco, che generalmente

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è anche l'Assistente, oppure all'altro sacerdote che ricopre tale carica. Se si vive in famiglia, in seno ad essa vi è un certo ordine: vi sono, ad esempio, i genitori ai quali si deve obbedire in tutto ciò che appartiene alla vita di famiglia. Non si rinuncia, supponiamo, alla pietà, all'apostolato, perché tutte le opere che hanno per fine la santificazione sono escluse dall'obbedienza ai genitori. Vi sono poi altre obbedienze. C'è chi ha il direttore spirituale, che può essere lo stesso confessore. Parlando della direzione spirituale, noi dobbiamo fare un lavoro che è il più prezioso. E qual è questo lavoro? È il lavoro interiore, che ha due parti: correggere i difetti ed esercitare le virtù. Quando andiamo a confessarci ci proponiamo di correggere un difetto, supponiamo il difetto dell’invidia e, d'altra parte, mettere nel nostro cuore la bontà, l’amore a tutti, il desiderio del bene di tutti Il lavoro spirituale è duplice: correzione e conquista. Correggere l'orgoglio e mettere l'umiltà; correggere la tiepidezza, la pigrizia e mettere il fervore; correggere la golosità e mettere lo spirito di mortificazione. Ecco, questo lavoro in generale si fa sotto la direzione di un confessore o di un altro sacerdote esperto. Se esponiamo il programma di lavoro spirituale al confessore o al direttore spirituale, tale lavoro diventa un lavoro compiuto nell'obbedienza e si acquista molto più merito. Se facciamo sotto l'obbedienza l'osservanza di un orario di ufficio, quella è un'obbedienza che ha il suo merito; ma quando si tratta del lavoro spirituale, togliere un difetto per mettere una virtù allora l'obbedienza è molto più elevata, più meritoria, perché è il comando di Gesù: « Siate perfetti come è perfetto il Padre mio » (Mt 8,48). Allora si va sempre avanti nell’obbedienza. Dobbiamo sempre tener conto di coloro che hanno autorità su di noi. In primo luogo pregare per loro, perché dirigano bene e si santifichino. Secondo: considerarli rappresentanti di Dio in quello che comandano lecitamente; perché se un papà proibisse di partecipare alla Messa

 

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